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Hacking Team, si suicida una spia sudcoreana: “Ho acquistato il software per lo spionaggio”

Nelle ultime ore una spia della Corea del Sud è stata trovata morta nella sua macchina a Yongin City, una città nella parte settentrionale di Seul. Vicino al cadavere è stato ritrovato un biglietto che indica l’utilizzo del software dell’Hacking Team da parte dell’agenzia di spionaggio sudcoreana, il Nis.
A cura di Marco Paretti
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Il caso dell'attacco informatico ai danni dell'Hacking Team, l'azienda italiana leader mondiale nella vendita di sistemi anti spionaggio che lo scorso 6 luglio ha subito una pesante violazione, non fa che ingigantirsi. Negli ultimi giorni una spia della Corea del Sud è stata trovata morta nella sua macchina a Yongin City, una città nella parte settentrionale di Seul. La morte – la polizia l'ha definito apparente suicidio – ha però portato a galla un elemento che collega l'uomo con l'Hacking Team: vicino al cadavere dello 007, infatti, è stato ritrovato un biglietto che indica l'utilizzo del software della realtà milanese da parte dell'agenzia di spionaggio sudcoreana, il Nis.

Diffusa dall'Associated Press e dal The New York Times, la notizia riporta anche il fatto che la spia avesse 46 anni e che la famiglia ha chiesto di non divulgare ulteriori informazioni sulla vittima. Nel biglietto avrebbe sottolineato il fatto che il governo non ha spiato i semplici cittadini e si sarebbe scusato per aver acquistato il programma sviluppato dall'Hacking Team. Proprio grazie ai documenti divulgati dagli hacker, la Corea del Sud era infatti stata indicata come uno dei clienti dell'Hacking Team in possesso del software di spionaggio RCS, anche detto Galileo. Grazie ad esso è possibile tracciare e tenere sotto controllo un grande numero di dispositivi, smartphone compresi. Il Nis ha confermato di aver acquistato il software nel 2012, spiegando di averlo utilizzato per tenere sotto controllo le spie della Corea del Nord.

Non che l'agenzia sudcoreana sia nuova a scandali di questo tipo. Già in passato è stata accusata di aver spiato conversazioni private di migliaia di cittadini: tra il 1999 e il 2003 i due direttori dei servizi segreti hanno monitorato circa 1.800 cittadini, politici, giornalisti e dirigenti. Solo lo scorso giovedì la suprema corte della Corea del Sud ha avviato le indagini su un terzo direttore dell'agenzia, accusato di aver screditato online un candidato alle elezioni presidenziali del 2012, poi vinte da Park Geun-Hye.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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