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Hai un account su Grindr? La Cina potrebbe spiare le tue foto hot

L’app di incontri è dal 2016 in mani cinesi, e il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti ritiene che questo interesse confligga con la sicurezza nazionale del Paese. Al centro ci sono i dati dei 27 milioni di utenti dell’app (tra i quali militari e funzionari USA) che potrebbero non essere al sicuro dal governo cinese.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Non bastava Huawei al centro delle preoccupazioni degli Stati Uniti per l'avanzata tecnologica cinese. Dopo il colosso cinese delle telecomunicazioni, la prossima realtà digitale in mani orientali ad attirare le attenzioni allarmate del governo potrebbe essere l'app di incontri dedicata alla comunità LGBTQ Grindr. Secondo quanto riporta Reuters, il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti ha infatti chiesto all'azienda cinese proprietaria dell'app, Beijing Kunlun Tech, di rimetterla sul mercato perché la presenza dei dati dei suoi utenti in mani cinesi potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale.

Il Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti è un organo interfederale incaricato di prevedere quali possano essere le conseguenze, soprattutto in termini di sicurezza nazionale, degli investimenti che i Paesi esteri hanno negli Stati Uniti. Grindr invece è nata nel 2009 dall'israeliano Joel Simkhai, ma dal 2016 è stata al centro di un'acquisizione da parte del gruppo cinese Kunlun Group Limited che si è poi conclusa due anni dopo; nel frattempo è diventata l'app di incontri più utilizzata in tutta la comunità LGBTQ, e in quanto tale dispone di una banca dati sterminata sui suoi 27 milioni di utenti, i quali — in modo simile a quanto si fa su Facebook — hanno fornito alla piattaforma le proprie informazioni personali, la geolocalizzazione e molto altro, compresi i messaggi e le foto scambiati con i potenziali nuovi incontri.

Proprio questa mole di dati è al centro delle preoccupazioni del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti, che ha formulato la propria richiesta sulla base di due assunti: che tra i dati immagazzinati sui server dell'app ci siano anche quelli di dipendenti statali, funzionari governativi e militari, e che con un incentivo o con la coercizione questi dati possano finire nelle mani del governo cinese. Si tratta dello stesso motivo per il quale gli Stati Uniti non si fidano di Huawei: il comitato statunitense ritiene che la società privata che ha regolarmente acquisito Grindr non sia sufficientemente indipendente dall'influenza del governo locale, e che dati normalmente custoditi al sicuro dei server del gruppo possano finire sotto gli occhi di agenti governativi che potrebbero sfruttarli per creare veri e propri dossier a proprio vantaggio.

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