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I corrieri di Amazon non vengono pagati se stanno a casa per il coronavirus

A differenza dei dipendenti a ore delle maggiori aziende tecnologiche – che saranno pagati comunque da tutte le big della Silicon Valley – i corrieri di Amazon non potranno ottenere la loro retribuzione se decideranno di stare a casa per curarsi.
A cura di Marco Paretti
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Amazon ha comunicato ai suoi corrieri del servizio Flex di stare a casa se non stanno bene durante l'emergenza sanitaria causata dal coronavirus. Nella nota, però, l'azienda americana non specifica un elemento fondamentale: nel caso in cui decidessero di stare a casa, non saranno pagati. A differenza dei dipendenti a ore delle maggiori aziende tecnologiche – che saranno pagati comunque da tutte le big della Silicon Valley – i corrieri di Amazon non potranno ottenere la loro retribuzione se decideranno di stare a casa per curarsi.

"Se ti senti male o hai la febbre, stai a casa fino a quando non ti sei curato e non hai più la febbre" si legge nella nota inviata a tutti i corrieri, dove sono indicate anche alcune norme per evitare il contagio. Il messaggio non indica specificatamente che i lavoratori non saranno pagati se stanno a casa, ma in modo simile a quanto succede con gli autisti di Uber e Lyft, se un corriere di Flex non lavora, non viene pagato. Chi decide di stare a casa perché malato, quindi, non riceverà  supporto da Amazon. Un problema per due motivi: il primo, ovvio, è che chi è malato e decide di curarsi non guadagnerà niente, l'altro, ancora più preoccupante, è che proprio per paura di questo alcuni autisti potrebbero decidere di lavorare anche se malati. Rischiando di aumentare la diffusione del virus.

Anche le altre aziende della gig economy hanno scelto di non pagare i loro lavoratori occasionali, una decisione che ha spinto il senatore Mark Warner a chiedere a tutte le principali realtà  – si parla di Uber, Lyft, DoorDash, Grubhub, Postmates e Instacart – di fornire assistenza finanziaria ai lavoratori che potrebbero ammalarsi o doversi mettere in auto quarantena. Amazon non ha risposto alla richiesta di commenti delle testate americane, mentre alcune delle altre realtà  hanno risposto al senatore di stare valutando compensazioni per i lavoratori in quarantena o positivi al coronavirus. Ma fornire assistenza solo a chi risulta positivo al virus genera un altro problema, perché visto il costo del tampone negli USA, è probabile che molti casi passino inosservati. Pur essendo comunque contagiosi.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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