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I paesi UE possono ordinare a Facebook di rimuovere i contenuti illegali (in tutto il mondo)

La sentenza della Corte di giustizia europea emessa in queste ore stabilisce che un Paese membro possa ingiungere a Facebook di rimuovere in tutto il mondo i contenuti giudicati illegali da una sentenza, e di fare in modo che il social vigili anche sugli interventi non identici ma di natura simile.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Presto gli algoritmi di Facebook che quotidianamente pattugliano il social in cerca di contenuti che vanno contro al suo regolamento saranno costretti a straordinari perpetui. Secondo una sentenza della Corte di giustizia europea infatti da ora in poi i singoli Paesi membri dell'Unione potranno imporre a Facebook di rimuovere dalla propria piattaforma i contenuti giudicati illegali, come diffamazione e minacce rivolte agli utenti. I post giudicati in questo modo da una sentenza di un Paese membro dovranno essere rimossi a prescindere dal Paese dal quale sono stati pubblicati, e la società dovrà inoltre assumersi la responsabilità di continuare a vigilare affinché non vengano ripubblicati dei duplicati o dei contenuti di simile matrice.

Il caso

La situazione è ben nota a chi si è mai trovato vittima di vessazioni o minacce online: per far rimuovere contenuti di questo tipo occorre segnalarli ai moderatori o sperare che vengano intercettati dagli algoritmi del social. Anche in quel caso però chi viola le regole di Facebook può continuare a farlo pubblicando post simili a quello originale, mentre altri utenti possono unirsi alla gogna virtuale con interventi dal medesimo tenore – il tutto con il rischio che nessuno dei nuovi contenuti faccia scattare alcun sistema di rimozione automatico. È esattamente quello che è successo a Eva Glawischnig-Piesczek, presidente del gruppo parlamentare austriaco dei Verdi che aveva chiesto a un tribunale austriaco di ordinare a Facebook di porre fine a una ondata di ingiurie a mezzo social simile a quelle che periodicamente travolgono anche alcuni politici nostrani. Il caso è finito all'attenzione dell'alta corte locale e poi alla Corte di giustizia europea, dando luogo alla decisione odierna.

Gli obblighi imposti

La sentenza in realtà riguarda solamente i contenuti la cui rimozione viene imposta da un tribunale e non tutti quelli giudicati illeciti dagli algoritmi della società o classificati come tali dagli utenti; nonostante questo però, comporta comunque conseguenze gravose per il social. Facebook non avrà infatti solo l'obbligo di rimozione dei post giudicati lesivi della legge, ma anche quello di impegnarsi in modo proattivo nella ricerca e nella rimozione di materiale simile a quello già sanzionato. Facebook dovrà quindi continuare a fare piazza pulita di tutti i contenuti simili a quelli già giudicati illegali senza attendere segnalazioni o ulteriori ingiunzioni, e dovrà farlo in tutto il mondo.

La responsabilità della pubblicazione dei contenuti rimane degli utenti che frequentano le piattaforme, e non delle piattaforme stesse. Questo però – ha stabilito la Corte di giustizia – non vuol dire che i Paesi non possano ingiungere loro di porre forzatamente fine al perpetrarsi di una violazione, cancellando o limitando l'accesso pubblico alle informazioni incriminate. Facebook dal canto suo aveva già mostrato da tempo la propria avversione a questa posizione, ribattendo che una sentenza simile a quella pronunciata oggi avrebbe indebolito il principio per cui un Paese non dovrebbe avere il diritto di limitare la libertà di espressione di un altro Paese.

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