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I supporter di Wikileaks attaccano il sito del governo dello Zimbabwe

La first lady minaccia di denunciare lo Zimbabwe Standard per aver pubblicato i cables di Wikileaks che la collegano al traffico illegale di diamante e gli Anonymous attaccano il sito del governo.
A cura di Anna Coluccino
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Era ormai più di due settimane che il collettivo Anonymous sembrava aver cessato il fuoco. Dopo l'annuncio del tentativo (evidentemente fallito) di affondare Amazon, infatti, non si erano avute altre notizie circa le attività del collettivo organizzatore di Operation: Payback, l'operazione che ha come scopo quello di vendicare tutti coloro che si sono resi colpevoli di boicottaggio ai danni di Wikileaks e del suo leader Julian Assange. Recentemente, anche la Bank of America ha chiuso i rubinetti a Wikileaks, ma il sito del colosso finanziario non è facilmente affondabile e, allora, ecco che gli Anonymous hanno deciso di dedicarsi alla rappresaglia nei confronti di altri e più abbordabili traditori, come il governo dello Zimbabwe.

Il collettivo di hacktivist ha deciso di prendere di mira il sito del governo africano per via della causa legale intentata dalla first lady Grace Mugabe ai danni del quotidiano Zimbabwe Standard, colpevole di aver pubblicato alcuni dei cables diffusi da Wikileaks riguardanti lo scandalo sul traffico illegale di diamanti che coinvolge la moglie del presidente Robert Mugabe in persona. Il sito del governo zimbabwese è stato affondato nel pomeriggio del 31 dicembre e, a tutt'oggi, ha seri problemi a mantenere la sua posizione online.  Il sito del ministero delle finanze dello stato africano, invece, risulta essere ancora "in manutenzione".

Questa la dichiarazione pubblicata da Anonymous qualche minuto dopo l'attacco: "Abbiamo preso di mira Mugabe e la sua politica di regime all'interno dello Zanu-PF (partito politico al potere in Zimbabwe, n.d.r) per aver dichiarato fuori legge la stampa libera e per aver minacciato di denunciare chiunque avesse provato a pubblicare i documenti di Wikileaks". Grace Mugabe, in particolare, ha denunciato il quotidiano Zimbabwe Standard per l'assurda cifra di 15 milioni di dollari; sostenendo che il giornale, lasciando intendere che la first lady si sia enormemente arricchita grazie al commercio illegale di diamanti, si è reso colpevole di diffamazione.

La tecnica utilizzata dagli oltre 1.000 componenti dell'Operation: Payback è sempre la stessa, vale a dire quello che -in gergo- gli stessi Anonymous chiamano "attacco DDoS": attacco che ha lo scopo di mettere fuori servizio (ovvero in Distributed Denial of Service) i siti colpiti. Ora non resta che stare a guardare, e vedere quante altre volte gli hacktivist dell'operazione riusciranno a mettere a segno un colpo, ricordando al mondo che Wikileaks non è sola nella sua battaglia per l'informazione libera, e che chiunque abbia intenzione di metterle i bastoni tra le ruote dovrà vedersela con loro.

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