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Il blackout WhatsApp è inaccettabile: in alcuni Paesi l’app è al centro di comunicazioni e pagamenti

Il servizio non solo è ormai il metodo di comunicazione privilegiato in parecchi Paesi del mondo, ma in alcune aree si utilizza anche per i pagamenti online e offline, o per mettere in contatto milioni di clienti con il servizio di assistenza di centinaia di migliaia di esercizi commerciali e servizi governativi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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I disservizi che nella giornata di ieri hanno riguardato le app del gruppo Facebook non hanno colpito tutti nello stesso modo. Se è vero che commercianti, aziende e creator hanno subito un danno economico dal blackout di Instagram e Facebook, i disagi dall'impatto più significativo sono avvenuti sulla piattaforma di messaggistica WhatsApp. Il servizio infatti non solo è ormai il metodo di comunicazione privilegiato in parecchi Paesi del mondo, ma in alcune aree si utilizza anche per i pagamenti online e offline, o per mettere in contatto milioni di clienti con il servizio di assistenza di centinaia di migliaia di esercizi commerciali.

I casi di India e Brasile

Secondo i dati di emarketer riportati a fine 2020 da Bloomberg, in Italia il numero di utenti di WhatsApp supera da tempo quota 35 milioni e mezzo, ma in Paesi come India e Brasile la cifra è ancora più alta. Nel subcontinente asiatico la piattaforma è utilizzata regolarmente da 400 milioni di persone mentre nello stato sudamericano gli utenti sono più di 100 milioni. In questi Paesi i gestori di WhatsApp stanno sperimentando da tempo per trasformare l'app di messaggistica in qualcosa di più di un'app di messaggistica: è lì che il servizio ha iniziato a muovere i primi passi nel settore dell'ecommerce così come stiamo osservando da qualche mese anche da noi, e sempre lì l'app può essere già utilizzata per i pagamenti.

Pagamenti e contatti con le istituzioni bloccati

In Brasile e India un potenziale pubblico di oltre 500 milioni di persone può o potrà presto usare WhatsApp per trasferire denaro da un profilo a un altro, dividere le spese di una cena, sanare un debito con un amico o fare acquisti in un negozio online o fisico, seguendo le istruzioni del commerciante. Il servizio è ampiamente utilizzato e decisamente più comodo di una carta di credito o del contante; se ben sviluppato e pubblicizzato ha insomma tutte le potenzialità per competere con le soluzioni di pagamento più in voga al momento. Anche per questo non possono essere presi sottogamba inconvenienti come quello che si è verificato ieri. Sempre in India, ma anche in altri Paesi asiatici, la piattaforma di messaggistica è utilizzata ampiamente da rami del governo per diramare informazioni o comunicare con i cittadini attraverso servizi di supporto gestiti da operatori o da chatbot.

Un modello rischioso

Anche tralasciando il discorso legato a pagamenti e contatti istituzionali, sono anni ormai che il gruppo Facebook corteggia aziende ed esercizi commerciali per convincerli ad affidarsi a WhatsApp per il loro percorso di digitalizzazione. Il piano della multinazionale è creare una Internet alternativa alle comuni pagine www, dove i negozi si cercano su Facebook, i prodotti si sfogliano su Instagram e i contatti o le prenotazioni si prendono su WhatsApp (che non per niente si legherà ai messaggi diretti di Instagram e a Facebook Messenger). Il problema è che questa rete alternativa non solo è nelle mani di una singola azienda, ma non è neppure a prova di problemi.

I problemi vissuti in Italia con il blackout di WhatsApp non sono da sottovalutare: decine di milioni di persone si sono trovate improvvisamente costrette a usare app alternative o gli SMS a pagamento, ormai abituate a usare un servizio privato e a pagamento come se fosse qualcosa da dare per scontata. L'impatto del disservizio nel nostro Paese nella giornata di ieri però è nullo in confronto a quello che potrebbe avvenire tra pochi anni, quando WhatsApp sarà diventato molto più che una semplice app di messaggistica: i casi di India e Brasile lo anticipano chiaramente.

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