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Il creatore di Popcorn Time: “Volevo creare un servizio di streaming per mia madre”

In un’intervista ad una testata norvegese, il creatore di Popcorn Time Federico Abad ha svelato alcuni retroscena dello sviluppo del servizio di streaming illegale che preoccupa Netflix.
A cura di Marco Paretti
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popcorn time francesco abad

Il più grande pregio del servizio di download illegale Popcorn Time è che risulta essere estremamente semplice da usare. Talmente tanto che Netflix l'ha più volte considerato come un concorrente diretto da tenere d'occhio. Non a caso il servizio viene spesso definito il Netflix dei pirati; si tratta di un'applicazione che consente la visione di film e serie TV in maniera totalmente gratuita attraverso il web. Come? Scaricando e inviando al nostro PC – o dispositivo mobile – il contenuto in streaming, mentre il servizio pensa a scaricare il classico torrent. In un'intervista ad una testata norvegese, il creatore dell'applicazione Federico Abad ha svelato alcuni retroscena del suo sviluppo.

L'elemento che ha spinto il giovane 29enne a lavorare su Popcorn Time è costituito dal fatto che nel paese bisogna aspettare almeno sei mesi prima di poter vedere i nuovi film e il classico sistema di download di contenuti illegali è troppo confusionario.  Per questo il ragazzo ha utilizzato la madre come "cavia": l'obiettivo finale era quello di sviluppare un software che potesse essere utilizzato facilmente anche da lei. Chiunque, spiega Abad, dovrebbe poter accedere ad un contenuto dopo aver effettuato due semplici clic. E in effetti, ora che il prodotto è disponibile da diverso tempo, è impossibile non sottolineare la sua semplicità d'uso.

Abad, però, non lavora più a Popcorn Time. Il tempo impiegato nello sviluppo dell'applicazione lo ha costretto ad allontanarsi da amici e parenti, perdendo persino la propria ragazza. Una volta capito che l'app, peraltro, lo stava avvicinando a problemi legali, il giovane ha lasciato perdere tutto, affidando la gestione del software a diversi gruppi che attualmente ne mantengono vivi i rilasci. La pressione, quindi, era diventata insostenibile, tanto che un giorno un avvocato di Warner Bros. aveva visitato il suo profilo LinkedIn e quello dei suoi colleghi sviluppatori per fargli capire che erano osservati. Il giovane ha anche rivolto un consiglio agli studi cinematografici, ai quali ha suggerito di organizzare rilasci globali e contemporanei. Altrimenti, spiega Abad, le persone si rivolgono alla pirateria.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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