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Il decreto editoria passa al Senato, ecco le novità previste

Superato in prima lettura l’esame per la conversione in legge del decreto sull’editoria. Novità importanti per l’accesso ai contributi e per la conversione in digitale delle testate tradizionali. Incentivi anche per i piccoli giornali online.
A cura di Angelo Marra
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Il primo atto della conversione in legge del decreto sul riordino dei contributi alle imprese editrici e della vendita della stampa quotidiana e periodica si è concluso con l'approvazione in prima lettura da parte del Senato. I tempi sono molto stretti in quanto il decreto scade il 20 luglio, data entro la quale è importante che si ottenga il via libera anche da parte di Montecitorio. Per ora la conversione ha ottenuto l'ok di Palazzo Madama anche se ci sono state piccole modifiche rispetto al disegno originale.

NOVITA' PER I GIORNALI ONLINE – Uno dei settori nel quale il decreto punta ad intervenire è quello della stampa digitale, sia per i giornali nati sul web sia per favorire la conversione da parte delle testate tradizionali. Per i primi un emendamento del Senatore PD Vincenzo Vita, fatto proprio poi dalla commissione, stabilisce che “le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, ovvero online, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100 mila euro non sono soggetti agli obblighi” di legge previsti per i giornali tradizionali. Incentivi quindi soprattutto per quello che riguarda i piccoli quotidiani, una realtà che ha delle enormi difficoltà ad emergere in un settore, quello della rete, monopolizzato dai grandi canali di informazione. Per ciò che riguarda i ricavi annuali, lo stesso emendamento li identifica come provenienti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da “pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati”.

Sostegno anche al passaggio in digitale della stampa convenzionale, con la possibilità di accedere a contributi garantendo almeno 240 uscite annuali, 10 articoli al giorno per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 per i quindicinali, 9 per i mensili, in formato non inferiore a quattro pagine per numero. A queste condizioni le testate sono esonerate dai requisiti di accesso riservati alla stampa cartacea e sono previsti inoltre ulteriori incentivi relativi ai costi sostenuti per le pubblicazioni esclusivamente in digitale. Previsto anche un contributo massimo di 10 milioni di euro come credito di imposta per favorire l'adeguamento tecnologico degli operatori e l'obbligo per edicole e venditori di tracciare le vendite e le rese dei quotidiani tramite l'utilizzo di strumenti informatici come lettori di codici a barre.

Un altro emendamento al decreto sull'editoria ha previsto l'inclusione della pubblicità online (comprese le risorse raccolte da social network e motori di ricerca) nel paniera dei ricavi del Sistema integrato di comunicazione e l'iscrizione obbligatoria per le concessionarie pubblicitarie al registro degli operatori di comunicazione.

STRETTA AI CONTRIBUTI PER LA STAMPA CARTACEA – Uno dei punti più importanti di questo ddl è la revisione dei parametri di accesso ai contributi per l'editoria. La legge vigente infatti prevede che per avere accesso al credito almeno il 15% delle copie sia venduto in edicola, un filtro decisamente troppo largo che in passato ha portato a sprechi e cascate di soldi su giornali non certo meritori. Con il ddl il tetto è stato spostato al 30% (prima della revisione al Senato era il 35%), al cui raggiungimento non contribuisce la vendita il blocco o quella per “strillonaggio”. Ridotto anche il numero di regioni in cui un quotidiano dev'essere distribuito per definirsi “nazionale”, passate da 5 a 3 con un emendamento voluto dalla Lega.

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