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Il G8 di Internet e le dubbie motivazioni di Sarkozy

Il G8 di Internet, voluto dal presidente francese Nicola Sarkozy, si terrà il 24 e il 25 maggio, ma.
A cura di Anna Coluccino
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Sarkozy voleva un G8 su Internet e l'ha avuto. Propone una rete "civilizzata" e si spera che non l'ottenga altrettanto facilmente.

Sono molti gli internauti che rabbrividiscono al solo pensiero delle possibili implicazioni di questa "civilizzazione", la cui necessità -stranamente- si è palesata proprio all'indomani della vicenda Wikileaks e si rafforza proprio ora che la rete si è posta alla guida di rivoluzioni in gran parte scomode per le nazioni del vecchio continente e -soprattutto- per la Francia.

Ed è proprio il governo francese -rappresentante del popolo che per primo si ribellò al potere assolutistico, arrivando a reinventare parole come "democrazia" e "repubblica" il cui significato sembrava essersi perduto nella notte dei tempi- ad essere il più spaventato dall'ondata di rinnovamento che soffia dal Magreb e dal Medioriente.  Del resto, veder volare via l'amato Ben Alì, il fido Mubarak e il tollerabile Gheddafi non deve aver fatto bene all'umore di Sarkozy. L'inquilino dell'Eliseo, infatti -come tutti gli altri gìottini- ha riconosciuto con curioso e sospetto ritardo la violenza, la corruzione, l'incapacità, l'arrivismo, il nepotismo che hanno sempre caratterizzzato i governi di Tunisia, Egitto e Libia. Ma quando se ne è accorto, come in preda agli effetti di una potente epifania, è arrivato addirittura a decidere –motu proprio– di bombardare la Libia. Eppure, fino a qualche secondo prima, li aveva protetti ed aiutati quei dittatori, e -di certo- seppure sia stato più che pronto a condannare e bombardare, fino a pochissimi istanti prima non gli era neppure lontanamente passato per la testa di far cenno ad una loro possibile inadeguatezza politica.

Insomma: l'improvviso interesse di Sarkozy per il mondo del web è sospetto. Le sue intenzioni non sono chiare e il timore è che con  la scusa della "sicurezza nazionale" e della "ragion di stato" ci si proponga di applicare misure restrittive alla libertà di pensiero, di espressione ed al sacrosanto diritto che ogni cittadino ha di conoscere la reale versione dei fatti.

Il sospetto è che Sarkozy non abbia gradito che i popoli del Nord Africa si siano autodeterminati anche grazie al decisivo ausilio rete, ed abbiano poi deciso -senza chiedere alcun permesso- di liberarsi dei governanti, di raccontare al mondo le nefandezze dei loro governi ed evidenziare il silenzio e la connivenza degli ex (ex?) colonizzatori. Il sospetto è che nelle parole "civilizzare la rete" utilizzate dal presidente francese si nasconda la voglia di imbavagliare il web e renderlo più controllabile dal punto di vista politico.

Del resto, la storia ci insegna che le esportazioni di democrazia, l'imposizione di pseudo-processi di civilizzazione, l'implementazione di misure che per qualcuno sono "semplici dimostrazioni di civilità" e per altri severe castrazioni della libertà e pesanti limitazioni alla realizzazione della giustizia sociale, non  hanno mai avuto grande successo, ed hanno sempre finito col generare scenari peggiori dei precedenti. Eppure -parafrasando un celebre adagio- l'errore è connaturato alla natura umana, e sebbene la perseveranza sia universalmente riconosciuta come diabolica, è più umana che mai.

Ma Nicolas Sarkozy è il presidente di turno di questo G8 ed è nel suo pieno diritto di proporre una possibile agenda per il prossimo summit dei paesi più industrializzati del mondo (e già il fatto che a decidere delle sorti del pianeta siano gli otto paesi più industrializzati appare una decisione del tutto arbitraria ed antidemocratica, senza contare che un mondo che considera ancora oggi l'Italia più industrializzata della Cina opera scelte che soffrono -come minimo- di evidente parzialità di giudizio).

L'evento si terrà in Francia, a Deauville, il 26 e il 27 maggio e per l'occasione sono già stati spediti 1000 inviti all'indirizzo degli esponenti di maggiore spicco del mondo Web. Secondo le prime indiscrezioni tra gli invitati ci sarebbero: Mark Zuckerberg di Facebook, Eric Schmidt di Google, Jeff Bezos di Amazon, Jimmy Wales di Wikipedia e molti altri. Mentre i temi dell'agenda saranno: Internet come motore della crescita dei paesi sviluppati, la protezione della privacy, la proprietà intellettuale e i nuovi modelli economici.

Tutti argomenti che è necessario trattare, ma come? Con quali intenti si riunisce questo G8? Quali sono gli obiettivi? Possibile che gli unici rappresentanti della rete chiamati in causa siano i grandi magnati, i potenti, i possidenti? E dov'è il popolo minuto, quello che -quotidianamente- "fa" la rete? Dove sono i rappresentanti di un modo altro d'intendere il web (che non riguardi solo ed esclusivamente l'aspetto commerciale)?

Che il G8 riconosca nella rete il cuore pulsante della contemporaneità non può che essere un segno positivo, che ne voglia discutere è doveroso ed era ora che si decidesse a farlo, ma le ragioni per sospettare che l'intenzione ultima sia quella di rendere tutto più "controllabile" -nella peggiore accezione possibile- non sono poche.

In attesa di maggiori chiarimenti, preoccuparsi un po' male non fa.

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