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Il Garante Privacy vuole scoprire se lo smartphone ascolta quello che dici per mostrarti pubblicità

L’annuncio è arrivato nelle scorse ore dallo stesso Garante, che ha comunicato l’avvio di un’indagine nei confronti delle app più scaricate per capire se il loro utilizzo del microfono del telefono sia conforme alla legge e in linea con le informazioni rilasciate in merito agli utenti. Il tema però è già stato dibattuto in passato.
A cura di Lorenzo Longhitano
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smartphone distrazione

Che lo smartphone ascolti le conversazioni delle persone per poi proporre loro annunci pubblicitari tarati sul contenuto di quanto detto è una paura che hanno in molti. A partire da queste settimane però il Garante Privacy lavorerà per capire se dietro a questi timori si celi effettivamente un rischio reale per il diritto alla riservatezza delle persone. L'annuncio è arrivato nelle scorse ore dallo stesso Garante, che ha comunicato l'avvio di un'indagine nei confronti delle app più scaricate, per capire se il loro utilizzo del microfono del telefono sia conforme alla legge e in linea con le informazioni rilasciate in merito agli utenti.

I timori del Garante Privacy

L'istruttoria — si legge nel comunicato del Garante — è stata aperta insieme al Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza dopo un servizio televisivo e le conseguenti segnalazioni di cittadini che hanno messo l'accento su un fenomeno noto a molti: poche ore o pochi giorni dopo aver parlato in presenza dello smartphone di alcuni specifici interessi e desideri, sullo schermo vengono proposte inserzioni pubblicitarie relative proprio a quei desideri e interessi. Le segnalazioni hanno portato il Garante a parlare fin da subito di "Microfoni degli smartphone sempre accesi a carpire informazioni" e di "un fenomeno sempre più diffuso" sulle app, ma la realtà è che gli accertamenti in merito sono in corso di svolgimento e che finora quella degli smartphone spia è sempre stata considerata una bufala dagli esperti del settore.

Perché sembra che lo smartphone ti ascolti

In effetti le aziende attive nel business delle pubblicità online non hanno neppure più bisogno di utilizzare i microfoni degli smartphone per sapere quello che passa per la testa dei consumatori. I Mi piace applicati a video e social, i commenti lasciati online e i siti visitati si uniscono ai prodotti acquistati al supermercato con le carte fedeltà, alle abitudini di acquisto rilevate dal sistema di pagamento sullo smartphone, agli spostamenti e a molti altri elementi. Servizi specializzati uniscono le banche dati relative a ogni singolo aspetto della vita online e offline di una persona e ne tracciano un modello, che si arricchisce anche dei modelli di amici e parenti: le persone fisicamente o virtualmente vicine a un consumatore possono infatti essere bersagliate da pubblicità inerenti agli interessi di quest'ultimo.

Un tema già discusso

Una simile tempesta di informazioni incrociate permette ai sistemi di distribuzione pubblicitaria di conoscere alcuni dei bisogni dei consumatori prima che vengano espressi durante una eventuale conversazione; se però lo stesso fenomeno si verifica poco dopo la medesima conversazione, chi si trova al centro della coincidenza tende a spiegarla con la teoria dei microfoni sempre in ascolto.

Convincente o meno, questa è la spiegazione data dai ricercatori che si sono confrontati con il tema finora. Quello degli smartphone spia in effetti è un tema che è già stato affrontato più volte in passato, tanto che oggi i dispositivi più recenti mostrano più chiaramente quando il microfono di un telefono è in ascolto; sempre in passato però non sono mancati episodi di app blasonate che hanno effettivamente sfruttato il microfono del telefono per scopi poco chiari agli utenti: nel 2019 l'app ufficiale della Liga ha infatti usato il microfono degli smartphone di milioni di persone per scoprire se qualcuno di loro guardasse partite di calcio da dispositivi pirata.

Le indagini del Garante sono mirate a scoprire se altri software nel telefono possano fare qualcosa di simile, ovvero agire nella legalità ma contando su informative privacy imprecise fornite agli utenti. L'operazione si concentrerà su "una serie di app tra le più scaricate" il cui nome non è stato però comunicato.

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