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Il giudice del caso Megavideo abbandona il processo dopo le dichiarazioni contro gli Usa

David Harvey paga a caro prezzo alcune sue affermazioni a sostegno del movimento neozelandese che lotta contro la modifica della norma che aggira i codici regionali dei DVD. Le sue accuse contro gli Stati Uniti hanno messo in dubbio la sua imparzialità nel caso contro Kim DotCom.
A cura di Angelo Marra
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L'affaire Megavideo si candida a diventare la sceneggiatura di qualche soap opera in salsa tech dell'immediato futuro. Poche volte nella storia della tecnologia infatti una causa ha avuto tanti colpi di scena ed è stata popolata da personaggi sicuramente caratteristici e particolari. Se non bastava l'abilissimo Kim DotCom e il suo impero mondiale ora ottiene un ruolo nella commedia anche David Harvey, il giudice neozelandese incaricato di trovare una soluzione per incriminare il pirata e soddisfare le pressioni degli americani che bramano di processarlo in patria.

Il togato infatti è intervenuto alla conferenza NetHui sposando in pieno la causa del movimento neozelandese che lotta perchè venga mantenuto l'attuale Trans Pacific Partnership, l'accordo che consente gli abitanti del posto di commerciare e visualizzare dvd di altri paesi senza compiere alcun reato. Secondo indiscrezioni infatti gli Stati Uniti starebbero segretamente trattando con le autorità neozelandesi per cambiare la regolamentazione, una strategia che il giudice Harvey ha pubblicamente denunciato, definendo gli Usa come "nemici". Inutile descrivere la bufera che le sue dichiarazioni hanno scatenato, con tanto di accuse di imparzialità che lo hanno costretto ad abbandonare il processo contro DotCom (verso il quale, a detta di molti, si è mostrato fin troppo disponibile), l'ennesima difficoltà di una causa che si allontana sempre di più dalla conclusione, il tutto mentre il celebre hacker prepara la sua vendetta contro le major discografiche che gli hanno mosso causa con il suo Megabox, il servizio di musica online che promette di rivoluzionare il mercato.

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