Il nuovo governo Monti e la rete: professori nella realtà, scolari nel web
La rete italiana non fa che parlare di loro, ma loro non parlano alla rete.
Sono i ministri del governo Monti, neofiti assoluti del web, tanto che quelli tra loro che hanno deciso di aprire una pagina (quasi sempre una pagina fan) sembra lo abbiano fatto ieri, e probabilmente è così. Pochissime le adesioni di fan o le amicizie raccolte, così come sono pressoché assenti le comunicazioni via etere che, al massimo, si limitano alla condivisione di qualche link. Nessun post, nessuna informazione "personale", tutt'al più una piccola vetrina, e per di più scarsamente pubblicizzata.
Ad esempio, l'unico ad aver scelto la modalità "profilo personale" è il neo ministro degli esteri Giulio Terzi Sant'Agata. Ma ora come ora i suoi "amici" ammontano a undici unità, e la sua bacheca si presenta così.
Insomma, più che un reale e convinto approccio ai nuovi media sembra più un tentativo svogliato di adeguarsi ai tempi che corrono, di quelli che se proprio si deve fare… Certo non immaginiamo che la pagina del ministro rimarrà ancora per molto così com'è oggi ma, considerando che è stata aperta lo scorso giovedì, è legittimo credere che in paio di giorni si potesse fare qualcosa di meglio per arricchire di contenuti utili agli utenti la la pagina di quello che, oggi, è una delle figure chiave del governo italiano.
Appare poi un po' curioso il caso di Francesco Profumo e Lorenzo Ornaghi (rispettivamente, neo ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca e neo ministro dei Beni Culturali), entrambi "oggetto" di pagine fan in cui compare la dicitura: "Pagina fan creata da alcuni sostenitori". Peccato che i "sostenitori" dei due ministri debbano somigliarsi moltissimo sia per gusto che per capacità comunicative, giacché i pochi post presenti sulle due bacheca sono quasi del tutto speculari.
Non sarebbe meno impegnativo ammettere che delle due pagine se ne occupa il medesimo ufficio stampa? Non c'è nulla di male, funziona così per la maggior parte dei politici. Sono pochissimi, infatti, i personaggi del mondo politico italiano (e non solo) che curano personalmente il loro profilo, molto più spesso si avvalgono di un social media strategist e di un team predisposto che si occupa di veicolare i messaggi di vari leader per mezzo di strumenti come Twitter e Facebook.
È inoltre lecito credere che lo stesso ufficio stampa si occupi anche della pagina fan di Annamaria Cancellieri, neo ministro degli Interni, ma stavolta non riesce neppure ad accaparrarsi "l'esclusiva". Esistono infatti ben due pagine fan dedicate alla Cancellieri, entrambe create non più di due giorni fa, entrambe contano una cinquantina di affiliazioni, entrambe forniscono informazioni minime.
Gli ultimi due componenti del governo Monti ad avere una pagina Facebook sono Paola Severino (neo ministro della Giustizia che conquista anche lo scettro di nuovo membro del governo con più fan: ben duecentoquarantuno) e Giampaolo Di Paola (ammiraglio e ministro della Difesa che invece si piazza all'ultimo posto quanto a numero di ammiratori in rete: solo otto). Ma al di là del numero di fan, anche in questi ultimi due casi il dato è che la bacheca di Paola Severino conta un unico post mentre quella dell'ammiraglio non ne ha neppure uno. A questo punto viene da chiedersi: ma era proprio necessario aprire una pagina tanto per farlo, solo per poter affermare di non essere distanti dalla gente e, magari, sentirsi "moderni".
Per quanto riguarda gli altri ministri, compreso il chiacchieratissimo Corrado Passera, non esiste nulla di più che una pagina di "interesse", ovvero una pagina che viene automaticamente generata quando un personaggio comincia ad essere nominato di frequente dagli utenti Facebook e per cui è presente una voce su Wikipedia. Volendo approfondire, poi, troviamo anche una pagina che potremmo definire goliardica (a a voler essere generosi…), e a dire il vero poco frequentata, che gioca sul nome del ministro, oggetto di moltissime battute satiriche, tweet e post, tutti inerenti la continuità "formale" che Corrado Passera sancirebbe tra il governo Monti e quello Berlusconi.
Persino il neo presidente del consiglio, Mario Monti, non sembra essere granché interessato a confrontarsi con i nuovi media e ad utilizzarli per comunicare al paese la sua strategia politica. Anche per lui una mera pagina "personaggio pubblico" in cui alla voce Wikipedia si aggiungono i commenti degli utenti che "ne parlano". Nulla di più.
Eppure, nonostante lo scarsissima considerazione che questo governo riserva a strumenti come Twitter e Facebook possiamo tranquillamente affermare che la mancanza di interesse non è affatto bilaterale. La rete, infatti, non fa altro che parlare di Monti e del suo team. Twitter, in particolare, riserva al neo presidente del consiglio diversi topic. A partire dall'hashtag più frequentato, #3parolesumonti, in cui gli utenti si divertono a dedicare non più di tre parole al governo del senatore a vita nonché international advisor di Goldman Sachs. O meglio: dovrebbero limitarsi a scrivere non più di tre parole ma, spesso, utilizzano tutti i 140 caratteri a disposizione per denigrare o esaltare il nuovo governo.
Ma esiste anche un hashtag puramente esortativo dedicato a Monti e i suoi, ovvero #dajemonti. Hashtag non frequentatissimo, a dire il vero, ma che comunque aiuta a sentire il polso del paese e l'aria che tira intorno a questo governo, appoggiatissimo dalla popolazione nonostante la sua vocazione "tecnica" e, soprattutto, malgrado gli obiettivi che tutti sanno dovrà perseguire: imporre agli italiani misure economiche largamente antipopolari per accontentare le richieste che arrivano dall'Europa e dalla BCE.
Ma l'hashtag dedicato al governo più frequentato, in assoluto, è #monti. Qui gli utenti continuano a sbizzarrirsi seguendo un buon ritmo di post e variando moltissimo tra tweet a sostegno e tweet critici. Si passa da "Più sacrifici per chi ha dato meno… E per gli altri il solito mazzo" e "È finito il Carnevale, inizia la Quaresima" fino ad arrivare a "I neutrini sono più veloci, ma alla vespa truccata di Monti gli fanno una sega" e "L'Italia torna a sedere al tavolo dei grandi".
In definitiva, la rete è più che mai attenta e partecipe di quanto accade oggi dopo le dimissioni del governo Berlusconi che hanno messo (forse) la parola fine ai diciassette anni di strapotere del cavaliere. Diciassette anni che hanno segnato l'immaginario collettivo in maniera profondissima e che, inevitabilmente, oggi pesano moltissimo sulla qualità del giudizio che si dà del governo Monti. Tutto sembra più sobrio, serio, preciso, degno di lode e speranza, ma sono in molti a sollevare perplessità circa il "reale" cambiamento di prospettiva che questo governo saprà o vorrà portare.
Per il momento noi ci limitiamo a rilevare una piccolissima evidenza rispetto all'atteggiamento verso i social media: dal precedente governo a questo nulla sembra essere cambiato. Già i precedenti ministri si mostravano poco attenti e vogliosi di confronto via web, e gli attuali non sembrano essere partiti con un piede migliore in questo senso, né sembrano particolarmente interessati a modificare quest'attitudine.
Naturalmente le priorità del paese, al momento, sono altre. Ma affiancare a quelle urgenti priorità un modo diverso di comunicare non ci sembra delittuoso né ci sembra necessario che si debba aspettare mesi oppure anni perché si produca un'inversione di tendenza nello stile di comunicazione tra politica e cittadini, parlare di elettori -in questo specifico caso- non è purtroppo possibile.