Il persecutore di Amanda non è l’uomo indicato da Anonymous, i pirati pubblicano i dati di un altro sospettato
In un articolo pubblicato ieri vi abbiamo raccontato la terribile storia di Amanda T., una 15enne canadese che dopo aver subito ricatti e violenze da parte di un pedofilo ha deciso di togliersi la vita, dopo aver raccontato la sua storia in un commovente video. Prima ancora che la polizia completasse le indagini il gruppo di cyber attivisti Anonymous ha affermato di aver identificato lo stalker e ne ha pubblicato in rete tutti i dati personali, sottoponendo il sospettato e la sua famiglia al pubblico linciaggio.
A distanza di poche ore però ecco arrivare il primo colpo di scena: l'uomo identificato da Anonymous non sarebbe in realtà il persecutore di Amanda ma la persona a cui la giovane si era rivolta per essere aiutata. La notizia arriva direttamente dalla polizia canadese, secondo la quale il team di hacker avrebbe puntato il dito contro la persona sbagliata e senza un adeguato supporto di prove. Un errore gravissimo da parte di Anonymous, criticato da molte parti per aver reso note le generalità di una persona che, al momento, non risultava neanche indagata.
La storia però non sembra finita qui, ed ecco arrivare il secondo colpo di scena. L'uomo accusato infatti ha respinto ogni coinvolgimento ed ha puntato il dito su un'altra persona che sarebbe, secondo la sua testimonianza, il vero colpevole delle sevizie alla povera ragazzina. Neanche il tempo di rendere note le sue affermazioni che i cyber attivisti erano già sulle tracce del secondo sospettato, individuato subito dopo. Il primo, gravissimo, errore da parte dei pirati non sembra però essergli stato di lezione ed anche in questo caso le informazioni personali del secondo uomo sono state immediatamente pubblicate in rete, senza che da parte della magistratura ci sia stata un'indagine adeguata e completa.
Davanti ad un gesto orribile e disgustoso quale la violenza e la pedofilia verso una ragazzina di 15 anni è comprensibile di primo impatto approvare una scelta di denuncia come quella portata avanti da Anonymous. Per quanto il gruppo di pirati informatici abbia firmato in passato azioni condivisibili ed animate da nobili intenti però, accusare una persona, sottoponendola al pubblico linciaggio e senza un adeguato supporto di prove (nonché una condanna emessa da un tribunale, come previsto in una società civile) rappresenta per Anonymous un clamoroso fail di dimensioni epocali.
Ora i pirati rischiano di commettere un altro errore gravissimo, se anche il secondo sospettato dovesse poi rivelarsi innocente (anche in caso contrario la pratica comunque solleva qualche perplessità). Le vite di entrambi rischiano di essere macchiate per sempre – nell'immaginario collettivo basta un semplice sospetto per accusare qualcuno e non sono sufficienti mille prove a favore per scagionarlo – , un trauma molto simile a quello subito dalla povera Amanda, "punita" nonostante l'innocenza della sua giovane età.