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Il piano di emergenza di Facebook se scoppiano disordini durante le elezioni USA

Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, la piattaforma sarebba pronto ad adottare misure straordinarie sulla diffusione dei post virali e sulla rimozione dei contenuti d’odio simili a quelle già adottate in altri Paesi dove la disinformazione a mezzo social hanno contribuito ad alimentare violenza.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Che i risultati delle elezioni statunitensi del 3 novembre rischino di provocare dei disordini in tutto il Paese non è un mistero: la situazione politica del Paese è estremamente polarizzata e le accuse preventive dell'attuale presidente Donald Trump nei confronti di eventuali brogli elettorali non contribuiscono a mantenere sereni gli animi degli elettorati. Per questo motivo Facebook si sta preparando ad apportare modifiche al funzionamento del suo social e — secondo il Wall Street Journal — avrebbe pronta una vera e propria modalità di emergenza da attivare nel caso le tensioni tra i cittadini rischiassero di degenerare.

In un articolo pubblicato in queste ore la testata cita fonti anonime che descrivono come il social potrebbe agire nel caso di disordini post elettorali. Facebook potrebbe innanzitutto rallentare artificialmente la diffusione di contenuti virali, ma non solo: tra gli strumenti previsti dal social c'è una serie di regole più stringenti sui contenuti di incitamento alla violenza o provocatori, che in questa speciale occasione potrebbero essere contrassegnati come tali (e di conseguenza rimossi) più facilmente. Le misure straordinarie previste sono in tutto simili a quelle utlilizzate già in altri Paesi dove il social si è fatto involontariamente veicolo di vere e proprie campagne d'odio a sfondo politico, etnico e religioso — come avvenuto ad esempio in Myanmar.

Gli strumenti descritti saranno però una sorta di ultima risorsa, da attivare solamente in casi estremi come un clima politico inquinato da atti di violenza e odio. Facebook del resto ha già annunciato alcune misure — come ad esempio il divieto di pubblicare annunci politici nel periodo immediatamente antecedente e successivo alle consultazioni — mirate a contenere il rischio che le elezioni si trasformino in una occasione di rivolta. Si tratta però di soluzioni piuttosto timide, alle quali il gruppo sembra a questo punto pronto ad affiancare un vero e proprio regime di diffusione dei contenuti più controllato del normale.

I rischi immediati e connessi alla diffusione di fake news del resto in questa occasione non vanno sottovalutati: quest'anno infatti i voti espressi per posta nel timore del contagio faranno probabilmente la differenza nella consultazione. Allo stesso tempo però questi voti saranno processati in ritardo e sono già stati presi di mira da Trump che li ha bollati come potenzialmente fraudolenti; sussiste insomma il pericolo che una delle due parti proclami in anticipo la vittoria, e che Facebook si faccia veicolo di bufale e relativo malcontento che potrebbe esacerbare animi già tesi.

D'altro canto — riporta sempre il Wall Street Journal — l'esistenza di questo piano non è stata accolta con favore da tutti i dipendenti: gli algoritmi di Facebook, resi più vigili del normale, potrebbero finire con il censurare conversazioni e confronti legittimi, limitando la libertà di espressione in un contesto cruciale. Stando alle fonti della testata infatti "utilizzati nel loro complesso questi strumenti potrebbero alterare ciò che decine di milioni di americani vedono quando si connettono a Facebook".

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