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Instagram è la nuova agenzia di viaggio: gli utenti lo usano per decidere dove andare in vacanza

Da un’indagine di EasyJet emerge che un viaggiatore su tre sceglie la propria destinazione considerando quanto i suoi paesaggi risultino fotogenici sulla piattaforma di condivisione fotografica di Facebook. Così luoghi fino a pochi anni fa sconosciuti si sono trasformati in un mete predilette dai turisti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nel corso di questo lungo ponte che ha unito le festività di Pasqua e quelle del 25 aprile, i feed Instagram di molti utenti si saranno sicuamente riempiti di foto dei propri contatti in vacanza in ogni parte del mondo. Il copione si ripete identico ogni volta che ponti e vacanze spezzano la routine quotidiana, e in realtà scatena negli spettatori un'invidia neanche troppo sana; la novità di questi giorni è che scorrere tra paesaggi idilliaci e monumenti storici sembra sia diventato uno dei metodi principali attraverso i quali decidiamo la nostra prossima meta vacanziera. La notizia arriva da EasyJet, che ha recentemente somministrato un sondaggio a circa 2.000 viaggiatori nel Regno Unito per scoprire come si fanno una prima idea sui luoghi nei quali programmare i propri tour.

Durante l'indagine circa uno su tre degli intervistati (il 32%) ha dichiarato che l'aspetto considerato prioritario nel trovare il prossimo luogo di villeggiatura è rappresentato da quanto i suoi paesaggi risultino fotogenici sul social di proprietà di Facebook, confermando che per molti il social è diventato un vero e proprio depliant di viaggi. Tanto che una meta come la formazione rocciosa di Trolltunga, in Norvegia, si è resa protagonista di un vero e proprio boom che dall'attrarre poco meno di 1.000 visitatori nel 2009 oggi sono al centro di più di 100.000 foto.

Inoltre più di uno su quattro degli intervistati (il 27%) ha dichiarato di spostare artificialmente la data di rientro dalle ferie continuando a pubblicare foto anche dopo il ritorno, senza però specificare se si tratti di uno stratagemma per ingannare i follower o di una sorta di terapia contro lo shock da rientro. Purtroppo in realtà l'ipotesi più plausibile è la prima, anche perché ben 3 su 10 hanno dichiarato di pubblicare contenuti con lo specifico intento di provocare invidia tra i follower.

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