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I videogiochi come patrimonio culturale: tra anni di piombo e tradizioni locali

Due giorni in cui il videogioco è stato protagonista assoluto in ambiti ad esso inedito. Ecco cosa hanno dimostrato gli IVIPRO DAYS.
A cura di Lorena Rao
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Il 14 e il 15 settembre la città di Ferrara ha ospitato gli IVIPRO DAYS, due giornate dedicate al rapporto tra videogiochi e patrimonio culturale e territoriale italiano. L’evento, unico nel suo genere nel panorama nostrano, è stato organizzato dall’Italian Videogame Program (IVIPRO), un progetto ambizioso che si pone da ponte tra le istituzioni, gli sviluppatori e i videogiochi, con l’obiettivo di valorizzare le tradizioni storiche, paesaggistiche e folkloristiche dell’Italia attraverso il medium videoludico.

Durante il suddetto fine settimana, nelle suggestive sale Imbarcadero del Castello Estense di Ferrara, game designer, accademici ed esponenti delle istituzioni politiche e museali hanno offerto le loro esperienze per dimostrare la valenza del videogioco al di fuori della sua declinazione prettamente legata all’intrattenimento, in un’ottica non esclusivamente italiana. Non a caso, molti degli incontri degli IVIPRO DAYS sono stati tenuti in lingua inglese, non solo per la variegata provenienza degli ospiti, ma per dare un carattere internazionale all’evento, che ben si colloca tra le altre iniziative europee di spessore, come la Gamescom Congress.

I risvolti inediti del videogioco

Tra i panel più interessanti presenti agli IVIPRO DAYS si cita “Myths, legends and tourism in the psychological horror game Someday You’ll Return” tenuto da Jan Kavan (CBE Software), su come il titolo videoludico in questione, appartenente al genere suvirval horror, riesca ad offrire ispirate suggestioni sul folklore tipico dell’Est Europa, e in particolare modo di Boemia e Repubblica Ceca.

A proposito di quest’ultima, un altro panel decisamente interessante è stato “Designing Serious Games on Contemporary History” tenuto da Vít Šisler, professore alla Charles University, su Attentat 1942 e Svoboda 1945. I due titoli, attraverso una narrazione interattiva ma documentaristica, ripercorrono gli eventi salienti della Seconda Guerra mondiale in Cecoslovacchia, per divulgare e sensibilizzare i giovani sul passato nazionale, oltre a dimostrare un modo inedito e innovativo di raccontare il passato.

E l’Italia? Il Belpaese non resta a guardare, e quanto visto agli IVIPRO DAYS ne è la prova. Da Football Drama della casa di sviluppo fiorentina OpenLabs, titolo volto a rappresentare il lato umano e antropologico sul calcio, a Hundred Days di Broken Arms Games, gioco di prossima uscita per PC sulla tradizione vinicola italiana. Dal punto di vista storico, merita menzione il team Santa Ragione, il cui CEO Pietro Righi Rivi ha raccontato delle ambizioni che hanno portato la casa di sviluppo milanese nel realizzare Wheels of Aurelia, titolo eclettico che racconta gli Anni di Piombo da diversi punti di vista tipici di quell’epoca, sino ad arrivare al nuovo progetto in sviluppo ambientato in Sardegna.

C'è ottimismo per il futuro

Due giorni ricchi di riflessioni e considerazioni che portano il dibattito attorno al videogioco a un livello più alto, in cui diversi esponenti possono confrontarsi per trovare una strada comune volta a rendere il medium uno strumento utile per la divulgazione culturale e storica. A tal proposito, occorre menzionare tra i partecipanti dell'evento Stefania Ippoliti (Italian Film Commissions), Fabio Abagnato (Emilia-Romagna Film Commission), Adriano Bizzoco (AESVI), Andrea Dresseno (IVIPRO) per il panel conclusivo “Industria, audiovisivo e turismo: il pixel della situazione”.

Gli IVIPRO DAYS sono prova che sempre più persone, appartenenti a diversi ambiti istituzionali e professionali, guardano al videogioco con curiosità e interesse. Attualmente il dibattito pubblico è ancora agli esordi in Italia, ma quanto visto durante gli incontri di Ferrara dimostra l’attenzione sempre più acuta verso un medium che, grazie alle sue caratteristiche peculiari, può dare un enorme apporto alla politica, all’economia e alla cultura del Paese.

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