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Kim Dotcom sempre più nei guai: l’estradizione negli Usa è più vicina

Il fondatore di Megaupload, Kim Schmitz, noto come Kim Dotcom, rischia per davvero l’estradizione negli Stati Uniti per l’accusa di pirateria online. La Corte d’appello della Nuova Zelanda ha respinto l’appello di Kim Dotcom contro l’estradizione negli Usa, un duro colpo per il magnate internet.
A cura di Francesco Russo
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Il fondatore di Megaupload, Kim Schmitz, noto come Kim Dotcom, rischia per davvero l'estradizione negli Stati Uniti per l'accusa di pirateria online. La Corte d’appello della Nuova Zelanda ha respinto l’appello di Kim Dotcom contro l’estradizione negli Usa, un duro colpo per il magnate internet. Dotcom aveva chiesto alla Corte di ribaltare due sentenze precedenti che sancivano il trasferimento del fondatore di Megaupload e di tre coimputati negli Usa per il processo. Il Tribunale si è invece schierato con l’inchiesta guidata dall’Fbi, iniziata nel 2012 con un raid nella villa di Auckland del miliardario.

La decisione della Corte neozelandese arriva quindi dopo sei anni, dopo che le autorità degli Stati Uniti hanno chiuso il sito di condivisione di file e hanno presentato accuse di cospirazione, racket e riciclaggio di denaro. Kim Dotcom, insieme ad altri suoi tre soci, rischia adesso seriamente di venire estradato negli Stati Uniti ed una pena massima di 50 anni di carcere.

"Le evidenze fornite dagli Stati uniti sostengono chiaramente le accuse che i ricorrenti hanno cospirato per violare volontariamente e su vasta scala le leggi sul copyright per trarne un profitto commerciale” ha tenuta a precisare la Corte. Kim Dotcom è cittadino tedesco ed è accusato di pirateria online su scala industriale con il suo impero Megaupload, chiuso dalle autorità usa all’epoca del raid.

Megaupload è stato uno dei siti più popolari di Internet e per l'accusa avrebbe fruttato almeno 175 milioni di dollari versati da persone che lo utilizzano per depositare e scaricare illegalmente canzoni, programmi televisivi e film. All'epoca dei fatti, Megaupload rappresentava il 4% del traffico internet mondiale con 50 milioni di utenti. Dotcom si è sempre difeso dicendo di non poter essere ritenuto responsabile per come gli altri hanno usato il servizio. Su Twitter ha definito la vicenda "una battaglia tra il bene e il male":

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