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L’ordine dei giornalisti denuncia una web tv: “Fa informazione ma non è una testata registrata”

La casta dei giornalisti tesserati continua la sua lotta per mantenere un potere che sussiste ormai solo nel nostro Paese. L’Odg pretende l’esclusiva sull’informazione, la libertà di espressione calpestata da chi dovrebbe tutelarla.
A cura di Angelo Marra
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Se perfino Vittorio Feltri, che della professione giornalistica ha fatto uno strumento non certo avulso da condizionamenti politici, sostiene che l'Ordine dei Giornalisti andrebbe abolito, si ha la misura di quanto questa “associazione” non sia altro che una casta composta in gran parte da professionisti che non sono stati in grado di stare al passo con l'evoluzione tecnologica e del giornalismo stesso e che ora vedono il loro predominio sull'informazione minato dal vento di libertà portato dalla rete, che pian piano sta demolendo la loro gestione lobbistica delle notizie.

L'Odg esiste solo in Italia, una delle tante anomalie che il nostro paese non riesce ad estirpare, nato come tutela per i cronisti e per quanti lavorano ogni giorno nel difficile mondo dell'informazione e la cui appartenenza ora è il lasciapassare per avere l'onore di diffondere notizie e informazioni ai lettori/spettatori. Per essere un vero giornalista occorre avere il tesserino, altrimenti non si ha diritto a poter informare; allo stesso modo un blog, un sito, una webtv non possono permettersi di diffondere notizie se non appartengono alle testate registrate.

Tutto ciò naturalmente mina le basi delle più elementari teorie sulla libertà di informazione ma siamo sempre in Italia, il paese che l'organizzazione (bolscevica) Reporters sans frontières piazza al 61° posto nella classifica internazionale per la libertà di stampa (con un peggioramento di 10 punti rispetto allo scorso anno), ben al di sotto di esempi virtuosi come Taiwan, Guyana, Botswana e  Trinidad e Tobago. Solo nel Belpaese però, per diffondere notizie serve un tesserino. Ne possiedo uno anche io, da quasi dieci anni, eppure informo ogni giorno migliaia di lettori sulle novità tecnologiche, della rete e del mercato italiano, pur lasciandolo riposare in un cassetto, sotto la polvere. Per farlo bene devo dimostrare di comprendere la materia, di sapermi esprimere correttamente e di conoscere quali sono gli argomenti che interessano i lettori. Del mio tesserino non importa a nessuno, men che meno a me. Eppure secondo l'Odg io sono un illuminato, sono uno dei membri di questa potente lobby che è stata investita dal Divino dell'esclusiva di poter informare.

Capita così che una webtv friulana, “rea” di aver offerto la propria piattaforma in maniera gratuita a tutti gli utenti che volessero caricare video autoprodotti su svariati argomenti, tra cui fatti di cronaca, si veda arrivare una bella denuncia da parte dell'Ordine in quanto sprovvista della registrazione necessaria per definirsi testata giornalistica. Una definizione che non ha interessato per nulla PnBox (questo il nome della webtv) , che non ha provato neanche a spacciarsi per tale; è una semplice piattaforma video, molto simile a YouTube nel suo funzionamento, senza velleità giornalistiche anche se alcuni video caricati possono riferirsi anche ad avvenimenti e notizie del momento. Riportare queste notizie significa informare; ma solo l'Ordine può, e non essendo la webtv parte degli illuminati, non ha diritto ad informare.

PnBox infatti è addirittura accusata di aver svolto “attività giornalistica non occasionale diffondendo gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità politica e spettacolo relativi soprattutto alla provincia di Pordenone”. La testata non è registrata, non è legata ad alcun poter editoriale ed offre i suoi servigi in maniera gratuita. Una specie di bestemmia per l'Ordine, che da sempre rappresenta il lato venale dell'informazione e il suo più bieco asservimento ai poteri forti. Chi fornisce informazioni senza essere giornalista commette un reato e a quel paese 150 anni di conquiste sociali.

E la rete? Le enormi potenzialità offerte da internet? Grandi conquiste, indubbiamente, a condizione però che non vengano utilizzati per informare. I presupposti con cui l'Odg ha denunciato PnBox e il suo amministratore delegato Francesco Vanin potrebbero essere applicati ad esempio anche a YouTube, che nella sostanza offre la stesso servizio della webtv. Se registriamo un filmato dove comunichiamo una notizia e lo postiamo sul canale di videosharing di Google, noi commettiamo il reato di “informazione”, a meno di non essere provvisti del tesserino. Ma anche in questo caso, non essendo YouTube una testata giornalistica, saremmo comunque nel torto. Sarebbe interessante scoprire la reazione dei colletti bianchi di Mountain View davanti magari ad una denuncia dell'Ordine dei giornalisti del Friuli, ammesso che riescano a concepirne la natura anche solo mentalmente.

Mentre non si fa che dibattere sulla libertà di informazione, sulla circolazione delle notizie, sul giornalismo 2.0, in Italia per fare il giornalista occorre essere iscritti all'albo e per pubblicare occorre essere registrati come testata. Come se quel famoso tesserino ci infondesse un potere e un'autorità che gli altri non hanno. Come se una registrazione al tribunale e magari qualche milione di euro di finanziamento (che viene concesso per merito, è naturale, non certo per “affinità politiche”) ci rendesse adatti a diffondere le notizie. Senza, non ne abbiamo alcun diritto.

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