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La Cina vuole usare il riconoscimento facciale anche sui cani

Una startup cinese ha terminato i lavori su un algoritmo capace di distinguere un cane da un altro utilizzando basandosi solamente sul naso. Questo elemento del muso, fotografato con uno smartphone e da più angolazioni, consente di riconoscere gli animali in una banca dati con una precisione del 95%.
A cura di Lorenzo Longhitano
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In Cina i sistemi di riconoscimento facciale vengono utilizzati negli ambiti più disparati della vita quotidiana, sollevando in occidente interrogativi non di poco conto sull'impatto che questo tipo di tecnologie possono avere sulle libertà individuali. Tra questi sistemi ce n'è però uno che probabilmente sarebbe accolto con favore in tutto il mondo: lo sta sviluppando Megvii – una startup finanziata dal colosso dell'ecommerce Alibaba – e anziché riconoscere il volto degli esseri umani è pensata per identificare i cani e distinguerli uno dall'altro a prima vista.

La tecnologia messa a punto dalla stertup si basa sugli stessi principi di funzionamento che guidano i sistemi di riconoscimento facciale: da una parte una fotocamera registra le immagini del soggetto inquadrato, mentre dall'altra degli algoritmi misurano la distanza che intercorre dai punti chiave del muso assegnando loro dei valori numerici; l'insieme di valori che definiscono i rapporti geometrici tra un punto e l'altro costituisce un'impronta univoca, che permette di assegnare un'identità al soggetto inquadrato e di riconoscerla quando comparata a un'altra immagine dello stesso. C'è soltanto una differenza tra l'algoritmo di Megvii e un normale sistema di riconoscimento facciale: mentre i sistemi dedicati agli umani si concentrano su zigomi, occhi, naso e bocca, il modello della startup è incentrato esclusivamente sulla conformazione del naso degli animali. Secondo quanto evidenziato dall'azienda, questa superficie nei cani è talmente particolare da rappresentare l'unico elemento veramente necessario a identificarli, con una precisione vicina al 95%.

Per memorizzare un'impronta bastano la fotocamera di uno smartphone e alcuni scatti effettuati da diverse angolazioni: con questo materiale il sistema può elaborare il suo modello e inserirlo nella sua banca dati, anche se non è ancora chiaro come un simile catalogo possa essere impiegato. Il sistema ad esempio potrebbe essere utilizzato per rintracciare i padroni dei cani smarriti senza bisogno di alcun chip di identificazione; più difficile – ma non del tutto da escludere – che il riconoscimento canino possa entrare a fare parte di un più ampio sistema di sorveglianza capace di sanzionare i proprietari degli animali indisciplinati.

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