La pagina Facebook di Bersani invasa dalle richieste di sfiducia per Brunetta
Il popolo della rete è infuriato. E dopo la petizione online per chiedere le dimissioni del ministro, un gruppo Facebook e decine di altre iniziative, per la prima volta da che l'Italia ha scoperto Facebook, la rete viene utilizzata per pretendere una mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro della Repubblica, reo di aver pesantemente offeso milioni di lavoratori precari italiani. E poco importa se, nella sua replica, Renato Brunetta ha sottolineato come l'epiteto di "Italia Peggiore" fosse indirizzato alla Rete dei Precari della Pubblica Amministrazione (ovvero ai "suoi" precari), l'offesa resta ed è decisamente indigeribile. Anche perché Brunetta ha anche sottolineato come a suo avviso il precariato esista solo sui giornali e si riduca ad una "piccola fetta di lavoratori con contratto atipico"; e "anche ammesso" che questi precari esistano per davvero, il consiglio del ministro è comunque molto chiaro: invece di lamentarsi potrebbero andare "a scaricare le cassette di frutta ai mercati generali".
È questa la risposta ufficiale del ministro Brunetta alla dolorosissima piaga del precariato? È questa la risposta ufficiale del governo?
Evidentemente il popolo del Web non ha affatto gradito né l'attacco né tanto meno la replica, e da oltre tre ore affolla la pagina Facebook del segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, chiedendogli di presentare una mozione di sfiducia per il ministro Renato Brunetta.
Difficile che Bersani accolga la richiesta della rete (per quanto poderosa possa diventare), ma se questo dovesse accadere sarebbe il segnale definitivo del cambiamento di approccio degli italiani alla democrazia. Nessuno mette in dubbio il valore della democrazia rappresentativa. Un'assemblea che veda protagonisti (sempre) tutti gli italiani sarebbe ingestibile, ed è più che naturale che ci siano rappresentanti eletti dal popolo che si preoccupano di amministrare lo stato nei modi che ritengono più opportuni e più rispondenti alla volontà popolare. A loro sta il compito di "interpretare", a seconda del momento storico e politico, i desideri della gente e tentare di ideare gli strumenti più adatti a rispondere a precisi bisogni. Ma oggi il web offre ai cittadini la possibilità di esprimere la loro volontà in maniera "diretta" e non è possibile non tenerne conto.
D'altronde, se l'Islanda è arrivata a decidere di consultare i cittadini attraverso Facebook per redigere le modifiche alla costituzione, non vediamo perché l'Italia non possa (quanto meno) prendere in considerazione l'ipotesi di prendere "spunto" da quanto accade in rete per comprendere quali siano i bisogni e i desideri dei cittadini.
In questo caso, è stato lo stesso Bersani a chiedere a gran voce le dimissioni di Brunetta. Ma la rete, stanca di parole che restano parole, gli ha chiesto di fare un passo in più: presentare una mozione di sfiducia.
Lo farà mai?