114 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La storia di Emily, sviluppatrice 17enne che combatte l’ansia creando videogiochi

Premiata ai Bafta Young Game Designer nel 2017, Emily Mitchell è una sviluppatrice autodidatta di 17 anni che ha realizzato Fractured Minds. Il titolo è da questo novembre disponibile su PC, PlayStation 4 e Xbox One, ed ha come tema principale i disturbi mentali, come ansia, depressione e tutte quelle patologie che affliggono la salute mentale della società attuale.
A cura di Lorena Rao
114 CONDIVISIONI
Immagine

Emily Mitchell è una ragazza inglese di 17 anni che soffre di gravi attacchi d'ansia sin da quando era giovane. "Se dovessi descrivere l'ansia con una sola parola, sarebbe probabilmente questa: estenuante", ha affermato la giovane in un'intervista dello scorso ottobre per Games Planet; "Ti fa sentire come se il tempo andasse veloce, senza darti il tempo di riprendere fiato". Oggi nel mondo le persone affette da disturbi d'ansia sono 260 milioni – una condizione sempre più diffusa nell'attuale società, ma di cui si parla ancora troppo poco, soprattutto per paura dello stigma sociale, che sottovaluta o emargina chi soffre di disturbi mentali, come per l'appunto ansia, ma anche depressione, bipolarismo, e così via. Per cambiare questa situazione, molte associazioni nel mondo si sono mosse per dare un'adeguata divulgazione dei disturbi mentali. Anche il videogioco si dimostra un utile strumento in questa causa.

"Il videogioco è stato il mio sfogo: quando gioco posso dimenticarmi del mondo reale", ha affermato Emily in un'altra intervista per GameIndustry. Da quando è stata premiata ai Bafta Young Game Designer nel 2017 per il suo Fractured Minds, è diventata popolare nel panorama videoludico. Il titolo nasce da una duplice esigenza: da una parte dare forma concreta ai propri disturbi, dall'altra dare sostegno a chi ne soffre come lei. Emily ha sviluppato Fractured Minds in 9 mesi da autodidatta. Si tratta di un puzzle-game con visuale in prima persona.

Nel corso dei 20-30 minuti di gioco bisogna superare degli enigmi in un mondo che sembra vicino al nostro, ma che in realtà, tramite un linguaggio simbolico, cela un'atmosfera ansiogena, volta a far capire le difficoltà quotidiane di chi soffre di disturbi mentali. Fractured Minds non è infatti un gioco esclusivamente basato sull'ansia perché, grazie al simbolismo sopramenzionato, include diverse declinazioni. "Volevo che le persone interpretassero il gioco secondo la loro visione", su questo proposito si è basato il lavoro di Emily, che attraverso enigmi in un certo senso frustranti, inseriti all'interno di un mondo a tratti reale a tratti mistico, dà un volto all'ansia, alla depressione e a tutti quei disturbi mentali che inficiano la quotidianità delle persone.

Dopo il premio Bafta, Emily ha iniziato una collaborazione con Wired Productions e l'associazione Safe In Our World, che ha portato alla recente pubblicazione di Fractured Minds su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Una grande soddisfazione per Emily, che grazie al videogioco ha trovato una via di fuga dalla gabbia dell'ansia. Adesso l'obiettivo della giovane sviluppatrice è continuare a lavorare nella game industry, nella speranza di vedere il tema dei disturbi mentali sempre più presente nei videogiochi, soprattutto grandi produzioni. Per adesso esistono acclamati titoli che trattano questo argomento, ma sono per lo più piccole produzioni, come The Town of Light, sviluppato dallo studio toscano LKA che racconta le vicende di una donna nel manicomio di Volterra; oppure medie produzioni come Hellblade: Senua's Sacrifice, che mette su schermo la rappresentazione della schizofrenia, grazie a una protagonista ritenuta da molti tra le migliori del recente panorama videoludico.

114 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views