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LeWeb ’11: anche un’italiana nella Startup Competition – Resoconto dell’evento parigino

Si chiama Beintoo e si articola su un’intuizione davvero brillante la startup italiana in concorso a LeWeb 2011; la Startup Competition non è l’unica perla dell’evento parigino che è stato animato da un’interessante dibattito sul futuro dei media tradizionali e dall’ormai immancabile intervento di Eric Schmidt.
A cura di Anna Coluccino
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leweb 2011 startup competition

Tra le molte novità dell'edizione 2011 di LeWeb, tra cui va segnalata anzitutto la scelta di realizzare ben tre giorni di eventi, ce n'è una che ci interessa da vicino. A differenza dell'edizione 2010 del grande evento parigino, ideato e organizzato da Géraldine e Loïc Le Meur, tra le realtà emergenti della rete che si sfidano per il riconoscimento di migliore impresa nascente nell'ormai classica Startup Competition figura anche un nome italiano.

Il topic della competizione, quest'anno, trae spunto dai tre temi cardine che hanno caratterizzato l'edizione 2011 di LeWeb, ovvero: social, local, mobile (da cui è nato il neologismo: SoLoMo). Le startup scelte per contendersi il premio, infatti, sono tutte realtà che hanno a che fare con lo sviluppo di applicazioni per il mercato SoLoMo. Nella prima fase, sono state identificate circa 600 startup, poi ridotte a 32 semifinaliste a cui è stato chiesto di presentare un pitch e, sulla base della presentazioni, si è arrivati alle attuali 16 finaliste.

startup_competition_2011

Tra queste evidenziamo la presenza di Beintoo, fondata dall'italiano Antonio Tomarchio, che sembra non avere pari sul mercato. Tomarchio, infatti, ha avuto un'intuizione del tutto inedita: trasformare la passione degli utenti della rete per le piattaforme di gioco online in un'opportunità per gli inserzionisti pubblicitari. Come? Offrendo agli sviluppatori la possibilità di creare giochi sponsorizzati da un brand che premia i vincitori con sconti nella vita reale.

Al momento, la competizione è nella fase finale, per votare le startup in gara o -semplicemente- seguirne l'andamento è stato creato un apposito account Twitter, ma vi offriamo l'opportunità di seguire gli aggiornamenti LIVE da questa pagina.

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Naturalmente, sebbene sia tra gli eventi più interessanti, la Startup Competition non è certo l'unica perla di LeWeb.

In questi giorni sul palco parigino si sono alternati alcuni tra i più importanti personaggi del Web a livello mondiale, segno di come quest'evento -dopo sette anni- sia riuscito a diventare il simbolo dell'Europa che guarda all'innovazione priva di quell'atteggiamento di muto ossequio e conscia sottomissione alla potenza statunitense che ha caratterizzato il primo decennio di vita del Web. A dirlo è lo stesso patron dell'evento, Loïc Le Meur, che afferma: "Avevo la tendenza ad essere negativo e credere che fosse troppo spiccata l'attitudine a copiare gli americani, ma ora credo che gli europei siano capaci di innovare e rappresentino dei nuovi conquistatori".

Tra i momenti più interessanti fino ad ora segnaliamo un'interessante discussione riguardante il futuro dei media di informazione alla luce delle nuove tecnologie.

A confrontarsi sulla questione sono stati chiamati quattro pezzi grossi dell'universo mediatico mondiale, ovvero: Paul-François Fournier, vice-presidente di Orange Technocentre, il quale -forte della recente partnership siglata con DailyMotion, Deezer ed Evernote – afferma di vedere Orange più come un acceleratore di contenuti che come un vero e proprio "medium";  Bruno Patino, direttore del marketing strategico del gruppo France Televisions, che ha sottolineato come, a differenza dei consumatori, i media tradizionali non siano ancora stati realmente capaci di assorbire e adattarsi ai cambiamenti in atto; Brad Garlinghouse, presidente della divisione Applications and Commerce Group presso AOL, che ha affermato che accettare la sfida della contemporaneità per i media tradizionali potrebbe significare il dover passare per l'acquisto di altre realtà, come per AOL è stato l'acquisto di Engadget, Techcrunch e infine dell'Huffington Post; Gabe Rivera, fondatore e CEO di Techmeme, il quale ha sentenziato: "Twitter non è un medium, è più uno strumento di amplificazione che contiene i classici media di informazione".

Si è trattato di un confronto aperto e critico, in cui sono emerse opinioni spesso differenti (o addirittura contrastanti) riguardo temi che vanno dal se calcare o meno il livello di interazione con l'utenza, all'opportunità  del rilancio dell'informazione locale all'interno dei media nazionali. È apparso evidente, insomma, come le nuove tecnologie abbiano acceso un fortissimo dibattito nel mondo dell'informazione; un dibattito fatto di opinioni fortemente contrastanti e al contempo di unanimi prese di coscienza, tra cui la più evidente (pur nella sua banalità) è che il mondo sta cambiando rapidamente e nessuno ha ancora trovato la formula capace di trasformare i media tradizionali da annaspanti inseguitori a visionari anticipatori.

Esiste una simile ricetta o i media tradizionali sono, semplicemente, destinati ad essere soppiantati dal nuovo che avanza? Questa la domanda finale a cui -per il momento- nessuno è statp in grado di rispondere in maniera definitiva.

Infine, tra i momenti da evidenziare dell'edizione 2011 di LeWeb figura l’orami immancabile intervento di Eric Schmidt che -anche stavolta- non ha risparmiato dichiarazioni altisonanti e bordate condite da un pizzico di sicumera all'indirizzo di Apple.

“ "Penso che il futuro vedrà telefoni dare suggerimenti, prevedere ingorghi e consigliare potenziali amici". ”
Erich Schmidt a LeWeb '11

Naturalmente, anche il presidente di Google ha concentrato la sua oratoria sui tre fuochi dell'evento parigino: social, local, mobile.

Tra le dichiarazioni che hanno reso più felici gli astanti, però, va annoverata senz'altro quella tesa ad affermare che la Silicon Valley non basta più a se stessa ma ha bisogno di competizione e confronto con altre realtà. Ecco perché -dice Schmidt- Google sta coinvolgendo sempre più spesso nei suoi progetti i principali centri tecnologici britannici e francesi.

Rispetto all'affare Motorola, invece, il presidente di Google afferma di credere che il tutto possa essere concluso nei primi mesi del 2012 e che l'accordo non pregiudicherà in alcun modo la natura open-source di Android.

Ma Schmidt ha parlato, in particolare, di come la telefonia mobile stia rivoluzionando ogni ambito delle scienze umane, ed è arrivato ad affermare con perentorietà che, da qui a sei mesi, Android supererà Apple iOS come sistema operativo leader del mercato mobile. Schmidt ha ammesso che, al momento, gli sviluppatori sono più attratti da iOS ma si dice del tutto certo che alla fine (complice la natura open-source di Android e la crescente presenza di venditori) migreranno in massa verso la piattaforma di BigG. E non è stata questa l'unica bomba lanciata da Schmidt il quale, in chiara vena sensazionalistica, ha anche dichiarato che "entro l'estate del 2012 la maggior parte delle televisioni in vendita avrà Google TV incorporata". Impossibile non leggere in tutti questi annunci una strategia di difesa giocata all'attacco.

Mi spiego.

Alla luce di quanto sta accadendo in Commissione Europea riguardo la possibile formalizzazione dell'accusa di abuso di posizione dominante nei confronti di Google, appare plausibile che da BigG voglia rassicurare i mercati sullo stato di salute dell'azienda; un modo come un altro per sottolineare (casomai ce ne fosse bisogno) che Google non è solo un motore di ricerca, non lo è più da moltissimo tempo, e che anche nel caso di una stangata riguardante il profilo search dell'azienda, ci sono ancora moltissimi capitoli che restano saldamente in piedi.

Leggendo i blog e i quotidiani specializzati, infatti, appare chiaro come ultimamente si vada diffondendo il vezzo di paragonare Google a Microsoft quanto ad incapacità di innovare e anticipare. Spesso si leggono commenti che accusano la compagnia di Mountain View di aver solo giocato a rincorrere negli ultimi anni, prima con il settore mobile, poi con Google Plus e gli altri tentativi social, infine con le acquisizioni selvagge.

BigG ha sempre rifiutato con forza il paragone e, alla luce delle dichiarazioni di Schmidt, appare evidente il desiderio di Google di voler essere visto sì come un colosso creativo, ma agile e propulsivo, e non come un vecchio mammut che vive di rendita e si trova sul punto di crollare sotto il fuoco di fila della legge antitrust. Del resto, una visione così estrema della situazione denoterebbe come minimo poca lucidità. Alla fine della fiera, l'impressione è sempre quella che, rispetto alla battaglia Google-Apple, si finisca per assumere più un atteggiamento da tifosi che da analisti obiettivi.

In ogni caso, quel che appare certo è che LeWeb cresce di anno in anno, gli esperti del settore tecnologico cominciano a considerare l'appuntamento come uno dei principali eventi dell'anno, le conferenze sono partecipare, i dibattiti accessi, la competizione di grande qualità e le sorprese non mancano mai.

Cosa si può volere di più da un evento tech?

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