LinkedIn: la quotazione in borsa parte il 19 maggio
Update 18/05/2011, ore 17:00 – Il prezzo di collocamento delle quote di LinkedIn è salito da 32-35 a 42-45 per azione. La società ha inoltre comunicato l'intenzione di vendere 4.83 milioni di azioni ordinarie e 3.01 milioni di titoli appartenenti agli azionisti. Stando così le cose, la capitalizzazione dell'azienda arriva a ben 4.25 miliardi di dollari e si fa più consistente il timore di trovarsi di fronte ad una gigantesca bolla speculativa che comincia a gonfiarsi. Ma come contenere il febbrile entusiasmo dei risparmiatori che sembrano non vedere l'ora di lanciarsi in questo nuovo mercato?
Se esiste una nuova bolla speculativa legata ad Internet e, nello specifico, al mondo del Web 2.0, il prossimo 19 maggio comincerà a gonfiarsi.
Per il prossimo giovedì, infatti, è prevista la quotazione in borsa di LinkedIn. È il primo tra i grandi social network a lanciare l'offerta di pubblico acquisto, e lo farà sotto il simbolo LNKD presso la borsa di New York, la celebre "Big Board". Il primo obiettivo che il social network dedicato al mondo del lavoro e del business si propone di centrare è quello di raccogliere circa 273 milioni di dollari, il tutto vendendo 7.8 milioni di azioni ad un prezzo compreso tra i 32 e i 35 dollari. Un rialzo significativo rispetto all'ipotesi dello scorso gennaio (174 milioni), il che non fa che rinforzare la convinzione che qualcosa non quadri.
Ma la decisione di lanciare questo tipo di IPO da parte di LinkedIn non assume rilievo solo per la quotazione in sé (il social network non è certo uno dei più ricchi, ma è uno di quelli dai guadagni più certi) ma perché potrebbe rappresentare l'ideale apripista per gli altri social media interessati a lanciarsi nel mercato finanziario. Entro l'anno, infatti, ci si aspetta che anche Groupon, Zynga e Facebook lancino la loro IPO, dando ufficialmente inzio a quello che, secondo molti, si rivelerà nient'altro che il ricorso storico di quanto già accaduto alla fine degli anni ‘9o, quando i risparmiatori furono abbagliati dalla magnificenza della rete e (spinti dall'entusiasmo e dalla comunicazione ingannevole) finirono con il sovrastimare il valore di alcuni prodotti e servizi presenti online, acquistando quote a cui non corrisposero affatto i risultati economici attesi. Anzi, moltissimi investimenti si rivelarono vacui e, in buona sostanza, molti risparmiatori si ritrovarono tra le mani delle scatole vuote pagate a peso d'oro.
Il rischio, oggi, è che la storia si ripeta e , nello scenario più apocalittico, che l'intero sistema della web economy venga seriamente colpito dalla slavina che ne potrebbe derivare.
Infatti, fintanto che sono gli azionisti a giocare tra loro facendo salire inopinatamente il valore delle Internet company, poco male, ma quando si chiede ai risparmiatori di credere a quei valori, di investire sulla base di quelle quotazioni e di credere alla certezza del guadagno, si gioca tutt'altra partita; e se le attese non vengono soddisfatte, sarà più difficile conquistare la fiducia delle persone in merito all'importanza dell'investimento in materia di digitale e nuove tecnologie, e la web economy -in generale- potrebbe subire dei seri contraccolpi.
Ma ora, tornando all'argomento in oggetto, proviamo a verificare l'effettiva situazione finanziaria di LinkedIn con l'aiuto di un'esaustiva infografica che intende fare il punto su quanto ha fatto -e prodotto- il social network dalla sua nascita fino ad oggi.
Alla luce di quanto detto (e mostrato), probabilmente sarebbe opportuno riflettere seriamente sulle conseguenze del clima fin troppo "entusiastico" che circonda le compagnia regine del Web 2.0. L'iper valutazione di Goldman Sachs nei confronti di Facebook, ad esempio, dovrebbe indurre molto più di un semplice chiacchiericcio da bar, e sarebbe opportuno dare un'approfondita occhiata ai bilanci di queste aziende prima che venga loro concesso di quotarsi in borsa secondo le attuali valutazioni.
Ci auguriamo soltanto che, memori di quanto accadde a cavallo tra i due millenni, ci si conceda qualche ripensamento in merito alla possibilità che i social network siano vittime di sopravvalutazione. E parliamo di ripensamento nel senso più pieno del termine. Non pretendiamo certo che si cambi idea così all'improvviso ma che, quantomeno, ci si pensi bene, di nuovo.
E poi ancora, una volta di più.