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Mark Zuckerberg ha ucciso una capra e l’ha servita per cena al CEO di Twitter

L’episodio surreale l’ha raccontato il fondatore e numero uno di Twitter, Jack Dorsey, alla rivista Rolling Stone. Correva l’anno 2011 e Zuckerberg aveva appena deciso di mangiare solo carne proveniente da animali sopraffatti con le sue mani. Il risultato: una cena a base di capra decisamente poco cotta.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Cosa succede quando due dei personaggi più influenti nel mondo dei social media si incontrano in privato? Un esempio dei più peculiari lo ha raccontato Jack Dorsey — numero uno di Twitter — alla rivista Rolling Stone, parlando di uno dei suoi incontri con il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. I due si sono incrociati e visti più volte lontano dai riflettori, ma in una particolare serata sembra che Dorsey si sia visto servire per cena una capra uccisa in prima persona da Zuckerberg e offerta sul piatto decisamente poco cotta.

La premessa è già abbastanza surreale: l'episodio, ha raccontato Dorsey, risale infatti a un periodo in cui il numero uno di Facebook aveva deciso di mangiare solo cibo che si fosse riuscito a procacciare da solo; si tratta probabilmente del 2011, visto che all'inizio di quell'anno Zuckerberg aveva scelto proprio — tra i propositi per i mesi a venire — di smettere di mangiare cibo animale che non avesse ucciso con le proprie mani.

Nel seguito dell'intervista Dorsey ha rivelato che effettivamente la capra non è stata uccisa davanti ai suoi occhi, ma stordita con un taser, poi finita da Zuckerberg con un coltello e successivamente mandata a macellare per ottenerne le parti commestibili. Dopo una conversazione surreale tra Dorsey e Zuckerberg sull'argomento e sul menù della cena, pare che Zuckerberg abbia recuperato la capra dal forno nel quale era stata messa a cottura per servirla in tavola, ma che fosse ancora troppo fredda. A quel punto Dorsey racconta di essersi accontentato dell'insalata di accompagnamento. Dorsey in sostanza non deve aver particolarmente apprezzato la cena, tanto che, davanti al giornalista attonito che ha chiesto all'intervistato se ci fosse una metafora da cogliere nel racconto, quest'ultimo ha risposto sibillino: "Non so cosa vorrai fare con questo episodio che ti ho raccontato, ma spero che non ci farai il titolo del pezzo. La vendetta è un piatto che va servito caldo; o freddo".

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