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Covid 19

Mascherine protettive, mai così tante ricerche su Google negli ultimi 16 anni

L’epidemia di coronavirus ha portato molti a cercare su Google informazioni sulle mascherine protettive, tanto che il termine, sia in italiano che in inglese ha toccato il picco massimo di interesse degli ultimi 16 anni, superando quanto avvenuto durante epidemie come quelle di H1N1 e MERS del 2009 e 2012.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Uno dei simboli dell'epidemia di coronavirus che è arrivata anche in Italia nei giorni scorsi è sicuramente la mascherina facciale: nelle zone del contagio non manca mai chi ne indossa una, fino ai casi più eclatanti di Wuhan, in Cina, dove praticamente tutti gli abitanti della zona in quarantena non se ne separano mai. Non stupisce dunque più di tanto che le ricerche su Google dei termini "mascherina" e del corrispettivo in inglese "face mask" siano aumentate considerevolmente. Secondo i dati di Google Trends però l'interesse per questi termini non è semplicemente aumentato, ma ha toccato il suo massimo dal 2004 a oggi, ovvero da quanto il motore di ricerca ha iniziato a tenere traccia di questi dati.

In effetti l'epidemia virale più minacciosa degli ultimi 20 anni — almeno per come è stata percepita dall'opinione pubblica — è stata quella di SARS. Anche allora quella della corsa alle mascherine era diventata un'immagine diffusa — perfino in Italia dove il virus non ha mietuto vittime né contagiato persone; l'anno era però il 2003, ovvero antecedente all'inizio delle rilevazioni di Google. Nei 16 anni successivi altri virus hanno minacciato il mondo con il loro elevato tasso di diffusione, eppure non hanno causato altrettanta preoccupazione come il coronavirus di quest'anno. Nel 2009 è toccato all'influenza suina, o H1N1, mentre nel 2012 è stata la volta della MERS: in nessuno dei casi però la ricerca di mascherine online è risultata comparabile a quella registrata in queste settimane.

Un fattore determinante nell'esplosione del numero di ricerche di queste settimane rispetto a quanto avvenuto nelle precedenti epidemie può essere l'avvento dei social network — che possono aver agito da amplificatori del clima di apprensione che si è creato in numerosi Paesi. Facebook e social network esistevano già ai tempi di H1N1 e MERS, ma non funzionavano ancora come fonti di informazione, né erano ancora luoghi di discussione polarizzati come lo sono oggi. Oggi la circolazione delle notizie e il commento ai fatti del giorno si sono fatti capillari, e di coronavirus si parla anche al termine del telegiornale, dopo aver riposto il quotidiano o chiuso i propri siti web di riferimento.

D'altro canto il nuovo coronavirus si sta effettivamente diffondendo con velocità ed efficacia, portando a indossare una mascherina addirittura il governatore di una delle regioni nostrane che per prime hanno dovuto affrontare l'emergenza. L'attenzione riservata a questi dispositivi di protezione resta però eccessiva: misure preventive molto più utili sono il lavaggio frequente delle mani e l'attenzione a non portarle al viso (specialmente occhi, naso e bocca) dopo aver toccato superfici potenzialmente contaminate.

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