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Microsoft ha brevetatto un sistema per farti parlare con simulazioni di amici e parenti morti

In un brevetto depositato dalla casa di Redmond l’azienda ha immaginato una intelligenza artificiale conversazionale (un cosiddetto chatbot) capace di elaborare i dati prodotti dagli utenti per replicarne la personalità. Il risultato finale potrebbe essere un sistema capace di far conversare gli utenti con chiunque.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Gli ingegneri Microsoft lavorano principalmente su software, servizi e progetti utilizzati da milioni di persone in tutto il mondo, ma non mancano di pensare anche al futuro prossimo e remoto in termini a tratti inquietanti. A dimostrarlo c'è un brevetto depositato dalla casa di Redmond nel quale l'azienda ha immaginato una intelligenza artificiale conversazionale (un cosiddetto chatbot) capace di elaborare i dati prodotti dagli utenti per replicarne la personalità. Il risultato finale potrebbe essere un sistema capace di far conversare gli utenti con chiunque — comprese persone care che non ci sono più o versioni più giovani di se stessi — anche se il numero uno del settore AI del gruppo ha rivelato che al momento non ci sono piani per portare avanti il progetto.

In effetti il sistema per il momento esiste solamente sotto forma di brevetto, richiesto tempo fa ma concesso solamente in questi giorni in forma parziale. L'ufficio statunitense preposto a queste pratiche non ha ancora dato il permesso a Microsoft di procedere con i lavori, ma ha soltanto assicurato che sotto la sua autorità l'idea alla base del sistema rimarrà protetta dalle imitazioni. Quel che è descritto nel documento del resto è complesso: intitolato "Creazione di un chat bot conversazionale riferito a una persona specifica", il sistema prevede di sintetizzare una intelligenza artificiale in grado di rispondere alle domande che le vengono poste, e di farlo assumendo la personalità e le conoscenze di un particolare individuo.

Le basi di partenza per il lavoro sono due. La prima è una archivio di conversazioni che appartengono alla persona da simulare — dalle interazioni pubbliche sui social ai messaggi privati, passando per registrazioni vocali e video; tutte le informazioni su quel che l'obbiettivo sa e su come interagisce con il prossimo possono rappresentare materiale utile per il secondo elemento dell'equazione: algoritmi che sappiano tradurre il corpus di partenza in una sorta di personalità digitale capace di rispondere agli stimoli esterni. I dati raccolti potrebbero essere lacunosi: per colmare questi vuoti, i tecnici Microsoft immaginano di poter utilizzare conversazioni provenienti da altre persone dalla personalità affine a quella dell'individuo da simulare.

Il risultato dovrebbe essere applicabile a chiunque: persone con le quali non si è mai stati in contatto, come personaggi famosi, oppure parenti e amici che non ci sono più, a patto che il materiale reperibile al loro riguardo sia sufficiente. Resta comunque difficile sapere se e quando la soluzione vedrà mai la luce: innanzitutto le barriere per la sua realizzazione sono numerose, sia dal punto di vista tecnologico che da quello della privacy degli individui simulati. L'ostacolo maggiore è però di tipo etico: come confermato da Microsoft, la richiesta del brevetto è anteriore all'introduzione in Microsoft delle ultime linee guida sull'utilizzo etico dell'intelligenza artificiale, per le quali un prodotto capace di simulare altre persone esistite o esistenti non dovrebbe esistere.

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