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Mountain View chiude iGoogle e Google Video

Continua l’operazione di pulizia voluta dal CEO Larry Page che riguarda alcuni servizi ritenuti ormai superati o di scarso utilizzo. La finalità di BigG è quella di dedicare sempre più energie verso i prodotti di punta -si fa per dire – come Google+.
A cura di Angelo Marra
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Google continua la sua operazione di chiusura di tutti quei comparti dell'azienda ritenuti ormai poco produttivi o già da tempo abbandonati. La valorizzazione di determinati settori e l'abbandono di altri sono figli della filosofia che il nuovo CEO Larry Page ha voluto imprimere all'azienda, con risultati a volte altalenanti. Se infatti la chiusura ad esempio di Google Video non creerà grandi nostalgie agli utenti (il progetto è stato abbandonato nell'esatto istante in cui Mountain View ha acquisito YouTube e tutti i video verranno convogliati sulla nuova piattaforma) molte più critiche sono state rivolte a BigG per i tagli che hanno investito settori molto più interessanti ed innovativi, come Lab.

Lo scopo nelle intenzioni di Page è quello di non disperdere energie e know how verso progetti ritenuti ormai vetusti (anche se Lab è stato da sempre una fucina di grandi idee molto apprezzate dagli utenti) per convogliare maggiori risorse verso quello che ormai sembra il focus principale dell'azienda, ovvero Google+, il social network di famiglia. Sotto i colpi dei tagli sono finiti anche Google Mini, Google Talk Chatback, Symbian Search e iGoogle, che verranno chiusi secondo diverse scadenze (questa estate per Google Mini, Chatback e Video, novembre 2013 per iGoogle e ancora da definirsi per Symbian Search) e che si vanno a sommare a tutti gli altri piccoli e grandi progetti ormai archiviati da Mountain View. Il problema naturalmente non è la rimozione di servizi ormai inutilizzati o superati da altri più funzionali, una pratica tutto sommato comprensibile per un colosso come Google che ha le “mani in pasta” in una miriade di progetti diversi (non ultimo il Google Glass) quanto il cambio di filosofia imposto da Page che in qualche maniera sta riducendo man mano gli spazi di manovra dell'azienda in termini di sperimentazione. Certo, non tutti i campi in cui BigG si è cimentato hanno poi dato soddisfazione all'impegno profuso (vedi Google+) ma la connotazione sperimentale e di innovazione che ha sempre caratterizzato il gigante americano e che ne hanno decretato il successo sembra tramontare verso scelte strategiche a volte poco comprensibili.

La continua rincorsa verso Facebook nel campo dei social network ad esempio ha richiesto a Google un enorme sforzo e dispendio di energie, che naturalmente sono state sottratte ad altri settori, con poca soddisfazione da parte degli utenti. Un ex manager di BigG, James Whittaker, ha parlato di una vera e propria ossessione verso la piattaforma di Menlo Park da parte della sua vecchia azienda, tale da aver segnato una vera e propria linea di demarcazione nella storia di Google dal momento in cui la piattaforma bianca e blu ha aperto i battenti. In quel momento l'atteggiamento della compagnia è cambiato completamente, sono state profuse molte energie in progetti fallimentari come Wave, Buzz, Orkut, tutti finalizzati a contrastare Facebook nel campo delle reti sociali. Perfino il motore di ricerca, la base del successo mondiale di Google, si è dovuto piegare alla scelta dell'azienda di concorrere contro Zuckerberg e soci, con l'introduzione della Ricerca Sociale che come poche volte in passato ha scatenato una vera e propria protesta, prima tra gli utenti e poi da parte delle altre piattaforme come Twitter.

Da una parte quindi Google ha deciso di tagliare i rami secchi, tra i quali purtroppo vi erano molti progetti sperimentali, e di dedicare tutte le sue energie in una battaglia però che fin dall'inizio si è dimostrata molto più ardua di quanto ci si aspettasse. La potenza di fuoco di BigG e di tutta la galassia di servizi ad esso collegati si sono dimostrate armi spuntate verso un colosso, Facebook, che non sembra aver subito minimamente l'attacco da parte di Google, ma al tempo stesso l'azienda di Brin e Page ha visto diminuire drasticamente la sua connotazione di sperimentazione che da sempre lo aveva contraddistinto e ne aveva originato il successo. A meno di qualche rivoluzione di un certo peso la battaglia contro Menlo Park rischia di prosciugare ogni risorsa a Mountain View mentre i risultati di tale sforzo sono bel lungi dall'essere raggiunti.

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