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Nel rover Perseverance c’è un processore usato nei Mac degli anni ’90: ecco perché

Il cervello elettronico che muove il drone su Marte non è esattamente il più potente in circolazione. Gli scienziati della NASA l’hanno però preferito ad alternative più recenti per alcuni motivi ben precisi. Il discorso è leggermente diverso per il drone volante Ingenuity, basato su un processore smartphone del 2014.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Il rover Perseverance che è giunto pochi giorni fa sulla superficie di Marte avrà il compito di cercare prove di vita sul pianeta rosso. Il cervello elettronico che lo guiderà in questa missione cruciale non si può però definire esattamente il primo della classe: si tratta di un chip che ha la stessa architettura e grossomodo la stessa potenza di calcolo di un vecchio computer Mac degli anni '90. Le specifiche tecniche sono state rivelate dalla NASA e fanno di Perseverance un dispositivo decisamente meno potente di qualunque smartphone attuale.

Il processore dentro a Perseverance

L'elemento che coordinerà movimenti, comunicazioni, analisi e molto altro all'interno del rover è un processore con architettura PowerPC 750. Non esattamente uno dei chip utilizzati da Apple nei suoi computer, ma una variante compatibile e dunque in grado di sviluppare una potenza di calcolo simile, a parità di velocità di clock. Quest'ultima è impostata a 200 megahertz e, insieme a 256 megabyte di RAM e a 2 gigabyte per lo stoccaccio, mette il sistema informatico di Perseverance al pari di un iMac del 1998.

Perché una componente così vecchia

Le ragioni dietro a una scelta simile sono molteplici, ma si possono riassumere facilmente in questo assunto: per quel che Perseverance dovrà fare, si tratta della soluzione più sicura da impiegare. Il rover si trova a 55 milioni di chilometri dalla Terra: non potrà essere aggiustato a distanza e si trova su un pianeta ad alto tasso di radiazioni. La piattaforma impiegata è stata schermata contro quest'ultima minaccia, ma per evitare altre tipologie di guasti, rimediare a eventuali problemi e coordinarsi alla perfezione con i comandi impartiti dalla base, il suo comportamento deve essere perfettamente prevedibile. Meglio privilegiare dunque un processore ideato più di 20 anni fa, testato e conosciuto a menadito dalla comunità scientifica anziché l'ultimo ritrovato appena uscito dai laboratori di ricerca e sviluppo.

Cosa c'è nel drone volante

Il discorso è leggermente diverso per il drone Ingenuity, che dal mese prossimo volerà sopra la superficie di Marte a una altezza di circa 5 metri per scattare le prime foto aeree del pianeta. Decollo, mantenimento della quota, navigazione in aria e atterraggio sono operazioni immerse in un numero di variabili molto maggiore rispetto a quelle che insieme alla forza di gravità inchiodano il rover sul pianeta: per questo motivo nel drone è inserito un processore molto più recente, ma comunque ben rodato. Si tratta del chip Snapdragon 801, presente in smartphone del 2014 come OnePlus One, che permetterà al gadget di reagire in tempo reale a correnti e altri imprevisti in un modo che sarebbe impossibile fare dal pianeta Terra.

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