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Nintendo si allontana dalla Cina: spostata in Vietnam parte della produzione di Switch

Per la portavoce del gruppo nipponico la decisione è dovuta a una normale strategia di diversificazione della filiera produttiva, ma in molti hanno visto nella mossa della società una reazione per tutelarsi dalle conseguenze della battaglia commerciale che da diversi mesi coinvolge Stati Uniti e Cina.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nintendo Switch non sarà più made in China, o almeno non solo. Lo ha anticipato ufficialmente in queste ore proprio il gruppo nipponico, annunciando che parte della produzione del dispositivo sarà trasferita dalla Cina al Vietnam a partire da questa estate. La console è progettata in Giappone e realizzata con componenti ingegnerizzati negli Stati Uniti e in diversi altri Paesi del mondo e la decisione di spostare parte della produzione in un altro Paese è stata giustificata da una portavoce della società come una semplice strategia di diversificazione della filiera di produzione, anche se in molti hanno visto nella mossa una reazione per tutelarsi dalle conseguenze della battaglia commerciale che da mesi coinvolge Stati Uniti e Cina.

Nei giorni scorsi un appello per Switch, PlayStation e Xbox

In effetti solo pochi giorni fa Nintendo aveva firmato insieme a Sony e Microsoft una lettera indirizzata al Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America, nella quale si chiedeva alla potenza americana di rivedere in parte le proprie politiche commerciali con la Cina in modo da scongiurare un aumento dei costi delle console da gioco prodotte dalle tre società. Ora è difficile pensare che la decisione ufficializzata in questi giorni sia stata presa senza tenere conto di un contesto simile.

Nintendo in Vietnam, ma non è sola

In particolare la richiesta effettuata aveva infatti come oggetto l'esenzione delle console da gioco dalle categorie di prodotti soggetti ai potenziali nuovi dazi valutati dagli USA nei confronti del Paese asiatico – un balzello che rischierebbe di gravare direttamente sulle spalle dei giocatori; spostare parte della produzione in un Paese diverso dalla Cina invece alzerebbe i costi di produzione per Nintendo, ma forse non quanto accadrebbe se l'amministrazione Trump dovesse ignorare le richieste formalizzate nella lettera ricevuta pochi giorni fa. A Nintendo del resto potrebbe presto fare compagnia anche Apple, che secondo alcune indiscrezioni starebbe valutando di spostare parte della produzione di iPhone fuori dalla Cina.

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