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Numeri record per Apple, eppure…

Quasi 14 miliardi di dollari di utile in soli tre mesi, a fronte di oltre 46 miliardi di fatturato per più della metà (24,4 milairdi) legato ai soli iPhone. Per Apple i numeri sono sempre record, eppure qualche dubbio resta.
A cura di Luca Spoldi
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Tim Cook

E’ stato più rapido il mercato a far ripartire il titolo o gli analisti a migliorare stime e giudizi su Apple dopo i numeri del IV trimestre distribuiti l’altro ieri sera a mercati chiusi che hanno visto l’ultimo trimestre del 2011 chiudersi con 13,1 miliardi di dollari di utili netti (13,87 dollari per azione) e 46,33 miliardi di fatturato? Di certo i numeri di Cupertino hanno frantumato le attese di consensus (10,16 dollari di utile per azione, 37 miliardi di fatturato) oltre che il confronto con l’anno scorso (l’utile è in crescita del 118% sui dodici mesi, il fatturato del 73%), smentendo i profeti di sventura dopo la morte di Steve Jobs e facendo dire agli uomini di Ubs, finora molto prudenti sui risultati delle grandi corporation a stelle e strisce, che quella della mela è “l’unica eccezione di una stagione delle trimestrali finora deludente”.

Eppure qualche piccolo dubbio rimane: Apple ha venduto tra ottobre e dicembre (primo trimestre del suo attuale esercizio fiscale) 37,04 milioni di iPhone (+128% annuo) e 15,43 milioni di iPad (“solo” +111%), mentre i Mac hanno visto 5,2 milioni di pezzi venduti (+26%) grazie in particolare al successo della famiglia dei portatili McBook (3,7 milioni di pezzi venduti), e sono stati venduti 1,4 milioni di abbonamenti alla Apple TV. Per il trimestre in corso prevede di segnare utili per 8,50 dollari per azione a fronte di vendite per 32,5 miliardi di dollari (il consensus degli analisti finora si attendeva 7,96 dollari di utile per azione e un fatturato di 31,9 miliardi) e per intanto si tiene stretta una cassa stracolma di quasi 100 miliardi di dollari di liquidità.

In molti si chiedono quindi cosa la Apple voglia fare di tutti questi soldi (anche perché da tempo Apple non distribuisce dividendi), visto che a guardare tra le cifre si nota come metà del fatturato (24,4 miliardi) sia legato solo all’iPhone, mentre un “vecchio successo” come l’iPod generi ormai poco più di 2,5 miliardi di fatturato (che raddoppiano considerando altri servizi musicali legati a iTunes). Poca roba, relativamente, così come limitato è ormai l’apporto degli “storici” Mac (6,5 miliardi di fatturato).

La “condanna” di Apple sembra dunque quella di doversi continuamente reinventare un business, inizialmente nel campo dei personal computer, poi dell’elettronica da consumo e del web, ora nella telefonia, domani chissà a seconda degli sviluppi futuri di iPad (9,15 miliardi di fatturato, ma come ricordava anche Dario Bucci, Ceo di Intel per l’Italia e la Svizzera, nessuno ha finora saputo sfruttare appieno i tablet pc se non in ambito di intrattenimento o in nicchie molto specifiche) e di Apple Tv. Così l’attenzione più che ai numeri, favolosi, del passato prossimo è già concentrata a quelli del futuro e si attende il lancio dell’iPad3 (o iPad2S?), secondo alcuni in calendario per il 24 febbraio prossimo quando Jobs avrebbe compiuto 57 anni.

Il nuovo tablet è destinato ad essere più potente, con un display a più elevata risoluzione, ottimizzato per vedere film e televisione e con batterie a più lunga durata. Dovrebbe migliorare ulteriormente la user experience, ma dovrà vedersela coi prodotti sempre più agguerriti di Amazon e Samsung, oltre che con l’arrivo sugli scaffali dei negozi dei nuovi ultrabook. Rischia, insomma, di non essere più così un “unicum” e di veder rallentare la sua crescita proprio mentre l’iPhone è già ampiamente sfruttato e mentre altri prodotti “storici” non paiono avere ulteriori spazi di crescita (almeno a tassi stellari come quelli visti in passato). Un dubbio che potrebbe rodere gli animi a più di un investitore a Wall Street e magari indurre Tim Cook a rompere gli indugi e tirare fuori rapidamente qualche nuovo “coniglio dal cilindro”, dimostrandosi degno erede di Steve Jobs. Ecco, forse la vera scommessa su Apple è ancora e solo questa: riuscirà Cook a liberarsi del fantasma di Jobs dimostrandosi altrettanto “hungry and foolish” del suo predecessore, senza limitarsi ad imitarlo vestire e nell'impostazione delle presentazioni? La risposta non è ancora stata scritta nei bilanci della mela.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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