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Nuova “fabbrica” di fake news: ecco i siti a cui prestare attenzione

Spesso alla base delle bufale in Rete ci sono premesse politiche e intolleranti, che facendo leva sui nostri pregiudizi possono risultare molto remunerative. A volte in mezzo finiscono persone reali, gettate in pasto alla gogna mediatica in nome del clickbait.
A cura di Juanne Pili
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Fino a due anni fa Vincenzo Todaro poteva ancora vantarsi di avere "inguaiato" Gasparri ispirando quel suo noto tweet sulle italiane rapite e poi liberate in Siria: "Greta e Vanessa, sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo". Tutto era partito infatti da una delle tante fake news del sito Catena Umana e altri associati al medesimo autore. Ovviamente la dichiarazione di Greta e Vanessa era del tutto inventata. Faceva leva sul pregiudizio per attirare l'attenzione e posizionarsi al meglio nei motori di ricerca.

Un altro network delle fake news. L'attività di clickbait di questo blogger era già ben nota ai debunker, come David Puente che ha svolto una ricerca sull'attività di Todaro, scoprendo come venisse coordinata mediante diversi siti – spesso con titoli ambigui che richiamavano ingannevolmente a testate autorevoli, come "Ilgiornalenews" o "Skytg24news" – Todaro non è il solo a gestire per sua stessa ammissione dei siti che non si preoccupano della veridicità di quanto pubblicato, come nel caso di Edinet, da noi già trattato, la cui attività è stata messa a nudo proprio a seguito di una inchiesta condotta dallo stesso Puente assieme a Paolo Attivissimo.

Il "network" di Todaro. Credit: David Puente.
Il "network" di Todaro. Credit: David Puente.

Come funziona il business delle fake news? Attraverso i banner pubblicitari associati ai siti è possibile monetizzare sulle visualizzazioni. Ecco quindi che titoli sensazionalisti, riguardanti bufale o notizie vere gonfiate ad arte, possono rappresentare una buona fonte di guadagno se si sanno toccare le corde giuste. Basta deformare un fatto di cronaca – vero o presunto – associandovi elementi omofobi o razziali, notizie di altro contesto e una foto il cui contenuto si sposa con la notizia creata ad arte, senza che tutti questi elementi siano necessariamente collegati tra loro. L'importante è suscitare quella emozione che porterà l'utente a cliccare sulla condivisione. Per tanto anche disporre di pagine Facebook associate, dove condividere i post, è molto importante. Todaro aveva pubblicato annunci dove offriva cospicue somme di denaro ai detentori di pagine con 100 e più di 200 mila iscritti, offrendo rispettivamente 700 e 2000 euro per la cessione.

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Le fake news in questione possono essere molto pericolose, tanto più se toccano direttamente persone reali, prese di mira per la propria religione o sessualità. È il caso di Francesca Brancati, attivista per i diritti civili Lgbt. In un post del marzo 2017 la sua foto insieme alla compagna finisce in una fake news del blog Il Giornale News col titolo "coppia lesbica di Johannesburg (Sud Africa)". La bufala girava già da diversi anni ed è stata debunkata nel 2014 dai colleghi di Butac. Sul blog di Todaro riappare con associata la foto di Francesca del tutto decontestualizzata. La vittima di questa associazione diffamatoria ha subito denunciato l'abuso pubblicamente su Facebook.

Non è la prima volta che succedono abusi di questo tipo in Rete, spesso con eccessiva leggerezza e un certo senso di impunità. Questa volta però qualcosa è cambiato: Francesca ha deciso di andare fino in fondo annunciando azioni legali. Intanto nello scorso servizio trasmesso dalla trasmissione Le Iene è stato rintracciato e intervistato lo stesso Todaro il quale non sembra pentito.

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