Obama e Zuckerberg in diretta su Facebook per parlare di politica economica
Chiacchierano amabilmente come fossero vecchi amici Obama e Zuckerberg. Il presidente degli Stati Unite esordisce con un "togliamoci la giacca", i due si liberano del formale ingombro, ridono, si accomodano e comincia il lungo discorso di Barack Obama. Di tanto in tanto il presidente chiama in causa Mark Zuckerberg: "le persone come me e te, Mark, saranno chiamate a pagare tasse un po' più alte" dice Obama, "per me va bene", risponde Mark), e si ha come l'impressione che i protagonisti della discussione non siano il presidente degli USA e un giovane e brillante imprenditore, ma veri e propri "pari". Sembra quasi che a Mark venga davvero richiesto di dire la propria in merito alla politica economica statunitense, al nuovo sistema contributivo, alla recessione infinita e ai nuovi e tagli "mirati" alla spesa pubblica che la Casa Bianca ha testé annunciato.
Eppure, sarebbe quanto meno lecito porsi una domanda: perché parlare di tutto questo su Facebook? E, soprattutto, perché scegliere come intelocutore privilegiato un giovanissimo geek che -sebbene sia stato eletto "persona dell'anno 2010"- non è certo in possesso delle necessarie credenziali per discutere di politica a livelli così elevati?
La risposta alla prima domanda è davvero semplice, ed è perfettamente in linea con la strategia propagandistica tipica del presidente USA: mostrarsi giovane per i giovani, assicurarsi di utilizzare sempre al meglio -e per primo- ogni possibilità offerta dalle nuove tecnologie, puntare sull'informalità. Ma in occasione di questo primo dibattito live via Facebook, qualcos'altro si aggiunge alla consueta strategia elettorale di Obama: far scivolare le brutte notizie dietro il "chiasso" dell'evento, presentare un ulteriore e -con tutta probabilità- lungo periodo di austerity in un contesto allegro, ottimistico, adrenalinico, circondato da giovani speranzosi e vitali, in compagnia del simbolo contemporaneo del vecchio sogno americano che (come ben traspare dal commento lasciato alla foto che vi proponiamo qui sotto) probabilmente ieri ha vissuto uno dei momenti più importanti della sua intera esistenza.
In ogni caso, il messaggio che il presidente vorrebbe lanciare è chiaro: negli USA bastano una buona idea e tanta buona volontà per arrivare lì dov'è Zuckerberg. Quindi non mollate, sarà difficile ma non preoccupatevi, perché il vostro presidente è esattamente nel luogo in cui siete voi, pronto ad ascoltarvi e a fermare chiunque proponga tagli indiscriminati.
Retoria, populismo, semplice verità… Qualunque cosa sia, per ora funziona. Funziona nonostante l'annuncio dei 4.000 dollari di tagli e nonostante la sincera constatazione della drammaticità della situazione in cui gli USA (come molte altre nazioni) versano da ormai tre anni.
Inoltre, mostrare agli statunitensi che Mark Zuckerberg sostiene Barack Obama non è certo cosa da poco, soprattutto se si considera che anche Steve Jobs è un fan dichiarato del presidente USA, per non parlare di Eric Schmidt che -forse- sarà il suo prossimo segretario al commercio. La strategia dell'ultimo inquilino della Casa Bianca punta sulla tecnologia, sul web e -ancora una volta- punta all'elettorato giovane e scalpitante. La prima volta gli è andata bene ma, dopo quattro anni di mandato, le buone intenzioni potrebbero non essere sufficienti. La polita degli annunci reiterati, infatti, ha parzialmente contaminato anche l'amministrazione Obama; basti pensare a Guantanamo, all'Afghanista, all'Iraq, allo stop alla tortura. Ma non è detto che, come spesso accade, gli "effetti" speciali non riescano a nascondere i difetti inondando lo scenario di luce.
Artificiale. Ma pure sempre luce.