Ormai stiamo sui social anche quando siamo offline
Che i social network siano diventati una parte preponderante del tempo che spendiamo online ormai è noto: se ne sono accorti gli utenti e lo sa bene soprattutto chi queste piattaforme le gestisce, aziende che grazie all'attenzione incondizionata degli iscritti guadagnano miliardi di dollari ogni anno. Quel che forse sta passando inosservato è che queste piattaforme stanno mostrando un potere di condizionamento più sottile e pervasivo nei confronti di chi le utilizza, e che stanno influenzando non solo la nostra vita online ma anche quella offline. È la tesi di Beata Jungselius, una ricercatrice dell'università di Göteborg che ha intervistato un gruppo di utenti Instagram a distanza di 5 anni per analizzare come si sono evoluti i loro comportamenti sul social e lontani dal social durante il tempo trascorso.
Ne è emerso che rispetto a pochi anni fa chi frequenta i social network non si limita alla pubblicazione di contenuti già catturati nel contesto della propria vita quotidiana – come album di foto e interventi testuali – ma comprende pratiche che non sono direttamente visibili sulle pagine web. Gli utenti pianificano la pubblicazione del materiale, tengono sotto controllo gli altri utenti e costruiscono con loro relazioni silenziose basate sull'osservazione dei loro contenuti. Stando alla ricerca, gli utenti dei social inoltre sviluppano sempre più spesso la capacità di rimanere più o meno presenti in un contesto online, anche mentre stanno interagendo con qualcuno a quattr'occhi.
Nessuna di queste tipologie di comportamento appartiene nettamente all'ambito della vita offline e online, perché non sono nessuna delle due cose, pur essendo entrambe. I social media sono insomma diventati ubiqui e tengono occupata una parte dell'attenzione dei loro utenti anche quando questi ultimi non sono connessi o non li stanno aggiornando; formano il comportamento anche quando l'app è chiusa.
Per questo, ammonisce Jungselius, affrontare il problema dell'abuso dei social prendendo in considerazione solamente l'utilizzo attivo rischia di essere fuorviante: quest'ultimo è l'approccio adottato da aziende come Facebook quando promuovono un uso più consapevole dei social; eppure, in un quadro così complesso, andrebbe dato un nuovo significato al concetto di uso, arrivando a comprendere al suo interno anche i momenti in cui i social sono chiusi ma l'influenza invisibile di amici e follower continua ad agire sugli iscritti.