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Paolo Ainio: il CEO di Banzai risponde a Ciaopeople

Ciaopeople ha intervistato Paolo Ainio per raccontare insieme con lui uno scorcio della storia dell’internet all’italiana, partendo dalla fine degli anni ’90 ad oggi, dalla realizzazione di Virgilio, il primo motore di ricerca italiano, a Banzai, il gruppo di cui Ainio è il CEO.
A cura di Fanpage Admin
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Ciaopeople in occasione del ritorno in grande stile sulle scene del mercato di internet italiano di Paolo Ainio ha voluto intervistarlo per raccontare insieme con lui uno scorcio della storia dell’internet all’italiana, partendo dalla fine degli anni ’90 ad oggi, dalla realizzazione di Virgilio, il primo motore di ricerca italiano, a Banzai.

L’intervista a Paolo Ainio vuole rivalutare un periodo storico del nostro business, quello del boom delle dotcom, che non è stato caratterizzato solo da episodi fallimentari ma anche da un progetto come quello di Virgilio che, sebbene pionieristico per l’epoca, si è evoluto fino a giungere ai giorni nostri.

Tu, Carlo Gualandri e Marco Benatti siete partiti come pionieri nella realizzazione del primo motore di ricerca italiano, Virgilio, dando il via al business del mercato internet nostrano. Il vostro è un percorso nato negli anni 90 e che prosegue fino ad oggi con altri progetti vincenti che vi vedono sempre protagonisti, Banzai, Gioco Digitale e Fullsix. Questo è quello che leggiamo su giornali e riviste. Tu come ce lo racconti?

Sono oltre dieci anni di lavoro e di vita, quindi un racconto un po’ lunghetto… Se devo ipotizzare un denominatore comune a tutti e tre penso che sia stata la volontà di mantenere un livello di qualità nel nostro lavoro che ci potesse fare sentire soddisfatti a fine giornata, unito allo stimolo del nuovo, della scoperta, dell’invenzione.

Virgilio, il primo motore di ricerca italiano, merita tutta la nostra attenzione perché segna indubbiamente gli inizi della storia del web in Italia. Com’è nata l’idea del progetto e qual è stato il percorso che ha portato alla sua realizzazione?

Virgilio nacque dal nostro primo sito web, TheCity, dove impazzivamo per produrre contenuto di qualità (parliamo del 1996), ma dove offrivamo anche un piccolo servizio di selezione delle migliori risorse web. Tutti gli utenti andavano lì, quasi ignorando il resto dei contenuti. Fu facile capire cosa interessava di più..

All’epoca della creazione di Virgilio eravate tre giovani imprenditori, i primi in Italia ad essere consapevoli delle possibilità offerte dalla Rete. Ti va di raccontarci quali erano le vostre preoccupazioni, i dubbi e quanta determinazione e ingenuità avete messo in un progetto che in quel periodo era senza precedenti?

Visti a posteriori i progetti che hanno poi avuto successo sembrano molto razionali. In realtà abbiamo fatto diversi tentativi andati a vuoto alternando momenti di eccitazione alla depressione assoluta. La cosa che ci è forse servita di più è stata la frequentazione assidua di convegni e occasioni di incontro con il mondo web statunitense, dove si respirava la “nostra” aria.

Fin da piccolo hai respirato il mondo dei media e della comunicazione prima con tuo padre Mario al Centro Media poi durante la tua esperienza americana grazie alla quale hai scoperto Internet che ti ha consentito di approfondire l’argomento “tv interattiva”, molto di moda in America a quei tempi. Il tuo interesse è stato tale da farti decidere all’epoca di realizzare insieme a Gualandri e Benatti un prototipo per l’Italia. Quanto della tua esperienza nazionale ed internazionale c’è nell’attuale gestione dei media che compongono Banzai?

Sto semplicemente continuando a fare lo stesso lavoro di sempre, magari mutando la mia posizione, ma in fondo facendo sempre le stesse cose.

Nel 2002, anno in cui hai ceduto Virgilio e Matrix al gruppo Seat/Telecom, decidi di abbandonare per un po’ il ruolo di protagonista imprenditoriale del mercato italiano della Rete, ti dedichi alla tua famiglia e ai tuoi figli; nel corso di questi anni hai ricoperto comunque cariche importanti in altre aziende, quali Lottomatica ed altre società di internet, mettendo da parte però il tuo animo da imprenditore del business online. È stato un momento di riflessione per capire quale sarebbe stata la mossa successiva?

Più che altro era necessario “ripulire” l’entusiamo che, dopo il 2001, si era scontrato con la realtà delle cose e metabolizzare un po’ degli errori fatti in quegli anni.

Banzai ha segnato il grande ritorno di Paolo Ainio nel business del mercato italiano dopo una lunga assenza. Molti sono stati gli applausi per questo progetto. Ma ad alcuni non è mancato di insinuare che si tratta solo di un’operazione finanziaria per quotarsi in borsa…Tu cosa rispondi a questi signori?

Non rispondo, non c’è nulla di male a fare operazioni finanziarie, né a quotarsi in borsa, anzi. Noi stiamo portando avanti un progetto industriale, che ha risvolti finanziari e prevede la quotazione, tutto qui. Del resto basta guardare quello che stiamo facendo per capire il senso della nostra operazione.

Con Gualandri e Benatti avete iniziato il business di internet italiano e gli esordi vi hanno visti oltre che come collaboratori soprattutto come amici. Nel corso di questi anni le vostre strade si sono separate, avete investito ognuno di voi in progetti diversi. L’amicizia ha lasciato spazio alla competizione oppure il vostro legame è rimasto saldo nel tempo?

Nessuna competizione, facciamo cose diverse, ma credo che ognuno sia felice dei successi degli altri.

Il mercato della Rete italiano si compone per la maggior parte di attori internazionali quali Google, Microsoft, eBay, Media World, Mister Price nel campo dell’ecommerce mentre i portali italiani sono rappresentati da Telecom e Wind con i portali generalisti Virgilio e Libero e poi dai 2 grandi gruppi editoriali, RCS e il gruppo editoriale l'Espresso, con i loro giornali capofila Corriere.it e Repubblica.it. Banzai nasce quindi con la volontà di ripristinare gli equilibri di questo mercato che al momento si presenta più internazionale che italiano?

Ripristinare gli equilibri presuppone che ne esistano e io non li vedo. Se invece parliamo di occupare parte di uno spazio lasciato libero dagli operatori italiani, senz’altro sì.

Il network Banzai è composto da ecommerce tra cui ePrice, Saldi Privati, Gioie.it, media tra cui Studenti.it, Giovani.it, Altervista e da web service tra cui Prodigiweb, Quadrante, Pixel Adversing. Ognuno di questi settori rappresenta un segmento fondamentale del web. Come mai presi singolarmente questi business non riescono a posizionarsi ai primi posti del mercato di internet italiano?

Siamo il primo operatore di ecommerce (esclusi i viaggi), Nel media siamo leader nei segmenti Giovani, Personal Publishing, Donne, Food. Nei Web Services siamo forse al terzo o quarto posto. Nel 2008 abbiamo superato i 50 milioni di ricavi. Tutto questo in meno di due anni di lavoro, non mi sembra affatto male.

Oltre ai canali dell’ecommerce, media, web service, quali sono gli altri segmenti del mercato online dove gli attori italiani scarseggiano o non ci sono proprio e su quali di questi hai intenzione di puntare per consolidare la presenza italiana sul mercato di Internet?

Banzai rimane concentrato sul mercato italia e su questi tre settori.

Banzai è un network in cui convergono i tre canali principali del web, i media, l’ecommerce e il web service. Ben presto l’esempio sarà seguito anche da altri in Italia. Hai già individuato i tuoi possibili competitor nel mercato online italiano?

Che l’esempio venga seguito, lo dubito molto. E’ necessario un mix di culture e professionalità che non è facile costruire. Per quanto riguarda la competizione, il mercato italiano è talmente sottosviluppato che qualsiasi nuova iniziativa lo allarga e non porta via spazio a nessuno.

La lotta per Facebook tra Google e Microsoft ha fatto sì che l'1,6 % delle quote del social network fossero acquistate per ben 256 milioni di dollari. Se facessimo una debita proporzione l'1,6% di Ciaopeople dovrebbe valere 10 milioni di euro. Ma in Italia questo non accade: siamo noi ad essere ciechi nei confronti del social network o gli americani ad essere folli?

Un giusto mix delle due componenti.

Dagli anni ‘90 ad oggi tu, Gualandri e Benatti siete considerati i pionieri e leader del business italiano della Rete. Tra i nuovi talenti emergenti chi pensi possa essere un vostro degno erede?

Tutta la prima linea di Banzai è composta da leader molto più capaci e completi di come fossi io 15 anni fa.

Ad agosto Banzai lancia Liquida.it, l’aggregatore di news della blogosfera che nel giro di pochi mesi diventa leader del settore. Qual è stata l’idea che ti ha spinto a realizzare questo progetto e su quali caratteristiche hai puntato affinché diventasse un punto di riferimento per il web in così poco tempo?

Liquida nasce da un’idea di Andrea Santagata e Fabio Cabula, a suo tempo fondatori di Splinder. Pur essendo un prodotto molto complesso strutturalmente si basa sulla semplice idea di valorizzare l’UGC di qualità. Ci sta riuscendo e per questo ha successo.

Nell’era del web 2.0 il social network è diventato una componente fondamentale della nostra attività online. Nonostante si parli tanto di partecipazione da parte degli utenti, sembra che le aziende siano per lo più interessate a realizzare piattaforme altamente sofisticate. Ciaopeople la pensa diversamente ed ha realizzato un social network a misura d’uomo, puntando sulle persone e non sulle tecnologie. In che modo si può raggiungere il giusto equilibrio tra tecnologia ed effettiva interazione con l’utenza?

La sofisticazione delle piattaforme è spesso funzionale a rendere i prodotti “semplici” e fruibili da un maggior numero di persone. Dietro l’apparente semplicità di molti prodotti della tecnologia c’è sempre più spesso una grossa complessità del sistema che li “regge”.

Hai più volte sottolineato che il capitale di rischio crea valore. L’imprenditoria italiana non sembra però seguirti in quest’idea. Cosa suggerisci quindi a nuovi talenti desiderosi di fare impresa per scuotere una mentalità cosi radicata nel business all’italiana?

Chi può e ne ha voglia dovrebbe andare all’estero. Chi vuole provarci in Italia si deve rassegnare a percorsi complicati e tortuosi.

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