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Pelle e ossa stampati in 3D per gli astronauti in viaggio per Marte: il progetto dell’ESA

L’Agenzia spaziale europea sta mettendo a punto un sistema di stampa 3D per rispondere ad alcune delle emergenze mediche che gli astronauti potrebbero dover affrontare lontani da casa, ad esempio in viaggio verso Marte. Pelle e ossa potranno essere stampati in assenza di gravità e senza dare luogo a fenomeni di rigetto.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Tra le avversità che dovranno affrontare gli astronauti del futuro in viaggio verso Marte e altre destinazioni ci sono imprevisti ed emergenze mediche che potrebbe non essere possibile affrontare con l'equipaggiamento attualmente disponibile in una comune navicella spaziale. Spostamenti del genere del resto richiederanno mesi e più in là addirittura anni, durante i quali potrebbe succedere di tutto, e per rispondere a parte di queste esigenze l'Agenzia spaziale europea sta mettendo a punto un sistema di stampa 3D pensato per realizzare ossa e tessuti epiteliali per gli astronauti, come fossero veri e propri pezzi di ricambio da utilizzare in caso di infortuni e incidenti.

Il progetto si chiama 3D Printing of Living Tissue for Space Exploration, e come suggerisce il nome si basa sul processo di stampa in 3D che ormai si è diffuso nel mondo dell'hobbistica, della prototipazione rapida e in molti altri ambiti. Si tratta in sostanza di un sistema nel quale un ugello di stampa calato dall'alto si muove su un'area bidimensionale depositando strato dopo strato materiali di diverso tipo, che solidificandosi danno poi vita all'oggetto desiderato. Per adattare il procedimento alle proprie esigenze l'ESA ha dovuto affrontare due sfide: riuscire a stampare in un ambiente a gravità ridotta simile a quello nel quale saranno immersi gli astronauti durante simili viaggi, e trovare materiali compatibili con l'utilizzo all'interno del corpo umano – che non vengano cioè rigettati dagli organismi che li ospiteranno.

Per i sostituti della pelle la scelta dell'inchiostro è caduta su riserve di plasma umano con l'aggiunta di materiali ricavati da alghe e piante per aumentare la viscosità del composto affinché non si disperda nell'ambiente a gravità ridotta; per le ossa gli scienziati hanno invece utilizzato cellule staminali con l'aggiunta di cemento al fosfato di calcio, materiale già in uso nella chirurgia ortopedia. Prima di essere impiegate sul campo le soluzioni escogitate andranno testate accuratamente e perfezionate, ma l'agenzia spaziale ha ancora diverso tempo per farlo.

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