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Metaverso

Per essere felice nel metaverso di Zuckerberg dovrai pagare (ma lui non te lo dice)

Il fondatore di Facebook non è l’unico a puntare forte su questo concetto per il futuro, ma gli esempi che ha mostrato nel corso del suo evento chiarificano per la prima volta come questa visione sarà a pagamento, con poche possibilità di sfuggire a questa dinamica senza sentirsene tagliati sostanzialmente fuori.
A cura di Lorenzo Longhitano
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L'evento Connect che si sta tenendo in questi minuti in streaming su Facebook è ampiamente focalizzato sul concetto di metaverso, l'universo virtuale che secondo Mark Zuckerberg sostituirà Internet da qui ai prossimi 10 anni. Il fondatore del social non è l'unico a puntare forte su questo concetto per il futuro, ma gli esempi che ha mostrato nel corso del suo evento chiarificano per la prima volta come questa visione sarà a pagamento, con poche possibilità di sfuggire a questa dinamica senza sentirsene tagliati sostanzialmente fuori.

Entri gratis ma poi paghi

Zuckerberg non ha fatto parola di costi di ingresso né di utilizzo per il metaverso, innanzitutto perché il progetto non ha ancora neppure un perimetro ben definito, ma anche perché in effetti è probabile che di costi di ingresso non ce ne saranno affatto, fatta eccezione per visori e sensori utilizzati per presenziare all'interno del mondo virtuale.

A pagamento sarà però qualunque altra cosa: dai vestiti da scegliere al merchandising che sarà possibile acquistare durante concerti che non saranno gratuiti, passando per sessioni di allenamento, location esclusive, oggetti in edizione limitata, pezzi di arredamento per la casa, avatar ed effetti grafici che li accompagnano, per finire ovviamente con le attività stesse — quelle che oggi fuori dal metaverso chiameremmo videogiochi o social network.

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L'economia dei creator

L'idea di Zuckerberg e della sua azienda è quella di creare un mondo interconnesso del quale il gruppo non sarà l'unico gestore e nel quale i contenuti saranno realizzati da creator esterni e indipendenti — in modo simile a quanto avviene oggi per le app che sono presenti negli store digitali di Apple e Google. I creator non lavoreranno però per diletto e desidereranno giustamente essere pagati per i prodotti digitali che mettono a disposizione nel metaverso: una parte dell'evento è stata effettivamente dedicata alle opportunità economiche per questa categoria di utenti.

Se non spendi, non sei nessuno

Non è difficile a questo punto immaginare che uno spazio virtuale del genere funzionerà in modo simile agli attuali giochi free to play: entrarci sarà gratis, ma servirà del denaro per godersi a pieno l'esperienza e soprattutto non sentirsi dei pesci fuor d'acqua al suo interno. Non è un caso che una delle esperienze più vicine a questa descrizione sia Fortnite, un videogioco free to play che i produttori hanno già dichiarato di voler trasformare in un metaverso. E perfino le esperienze gratuite nel mondo di Zuckerberg saranno comunque costellate dalle possibilità di spesa, dal confronto con il look e le possibilità economiche degli altri e da annunci pubblicitari che incoraggeranno gli utenti ad acquistare beni virtuali che li facciano sentire più a proprio agio con il loro avatar.

La grande incognita

E se da una parte potrebbe non esserci alcunché di intrinsecamente sbagliato in un modello economico già comunemente accettato in altri ambiti, il metaverso di Zuckerberg è una realtà che ancora non è nata, e che proprio per questo dovrà puntare su bisogni che per la maggior parte (si salvano la necessità di rimanere in contatto con amici, parenti e colleghi) nessuno ha ancora. La scommessa di Zuckerberg è che tra 10 anni un miliardo di persone si convincerà a pagare per tutto questo, oltre che per la propria vita fuori dal metaverso governata peraltro da logiche non così dissimili.

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