Perché Apple rischia l’accusa di monopolio e potrebbe perdere il controllo dell’App Store
Quello che la Corte Suprema deciderà, in tempi relativamente rapidi, sull'App Store di Apple, potrebbe decidere davvero le sorti del modello di business che il colosso di Cupertino ha costruito intorno ad esso nel corso degli ultimi dieci anni. In pratica Apple, che ha lanciato la prima forma di App Store proprio dieci anni fa, è accusata da un gruppo molto nutrito di consumatori di averli costretti a pagare più del dovuto le app che sono a disposizione nel negozio digitale. Una situazione che potrebbe essere giudicata dalla Corte Suprema come un monopolio e, di conseguenza, significherebbe perdere quel modello di business che alimenta gran parte del business del colosso di Cupertino.
Tutto è iniziato quando nel 2011 un gruppo di consumatori, utenti iPhone capitanati da Robert Pepper – il caso negli Usa è conosciuto cole "Apple vs Pepper" -, decide di denunciare Apple all'antitrust con l'accusa di soffocare la concorrenza in modo tale da far lievitare i prezzi delle applicazioni. Dal 2013 ormai la class-action si concentra solo ed esclusivamente sull'App Store. Nel 2014 addirittura Apple era riuscita a strappare una importante vittoria legale nella controversia, decisione che è stata poi ribaltata dalla 9° Corte d'Appello agli inizi del 2017, permettendo così alla causa di continuare il suo corso. Adesso è Apple che chiede alla Corte Suprema di rifarsi a quella decisione di quattro anni fa e di chiuderla qui, volendo essere molto sintetici.
Come è noto, Apple consente ai suoi utenti di usare solo applicazioni acquistate dal suo App Store, una condizione che ha permesso al colosso di Cupertino di applicare una commissione del 30% agli sviluppatori, commissione, ed è questa l'accusa di Pepper, il cui costo viene poi scaricato sull'utente nel momento in cui acquista l'applicazione desiderata. Si tratta quindi di una maggiorazione del 30%, come sostengono i promotori della class-action.
Apple, dal canto suo, sostiene che questa sia una sua condizione di mercato e che non costituisce monopolio e, ha aggiunto di recente un portavoce, anche se fosse sono sarebbe poi così grave. I legali del colosso di Cupertino sostengono che la decisione dei giudici potrebbe avere effetti su tutto il mondo e-commerce, sostenendo anche che solo nel 2017 agli sviluppatori è stata riconosciuta la cifra complessiva di 27 miliardi di dollari. Dopo la discussione dei giorni scorsi, la decisione della Corte Suprema dovrebbe arrivare tra marzo e giugno del prossimo anno.