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Perché Facebook ha bloccato le notizie sull’attacco hacker che lo ha colpito

Un eccesso di zelo negli algoritmi di controllo di spam e fake news ha provocato un paradosso all’interno del social network: le notizie che riguardavano un attacco hacker annunciato poche ore prima dalla stessa piattaforma sono state parzialmente oscurate. Ora gli ingegneri dovranno lavorare per impedire che le prossime notizie subiscano la stessa sorte.
A cura di Lorenzo Longhitano
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facebook fake news

Mentre in Italia eravamo intenti a trascorrere il weekend, negli Stati Uniti le ultime ore sono state decisamente difficili per Facebook. Nella giornata di venerdì innanzitutto il social network è stato infatti costretto a diffondere la notizia di una falla di sicurezza decisamente grave all'interno della propria piattaforma; mentre poi la notizia si diffondeva a macchia d'olio, gli algoritmi di controllo di spam e fake news del sito hanno intrappolato nelle proprie maglie i reportage di diversi siti di primo piano che tentavano di raccontarla, rendendo di fatto difficoltoso condividerla all'interno dello stesso social network al centro della vicenda.

Dell'attacco hacker che ha coinvolto 90 milioni di account e dato il via alla catena di avvenimenti abbiamo già parlato venerdì scorso, così come molti autorevoli siti internazionali — come il Guardian e l'Associated Press — il cui reportage non ha però potuto raggiungere gran parte del proprio pubblico di riferimento. A chi cercava di condividere su Facebook la notizia pubblicata su questi e altri siti, il social network dava infatti come risposta il seguente messaggio di errore: "I nostri sistemi di sicurezza hanno rilevato che molti account stanno pubblicando lo stesso identico contenuto, il che può voler dire che si tratta di spam; prova a pubblicare qualcosa di diverso". In sostanza, diverse pagine relative alla notizia sono state messe in una lista nera perché troppo condivise e per eccesso di zelo sospettate di essere parte di un'operazione illecita.

Che Facebook abbia attivato dei filtri contro la diffusione di notizie di dubbia provenienza in realtà non è una novità di questi giorni, ed effettivamente la diffusione a pioggia di uno stesso contenuto da parte di molti soggetti senza nulla in comune può essere l'indice di un'attività di propaganda sospetta. Un caso come questo però è la dimostrazione che gli algoritmi del social network devono ancora essere perfezionati: i siti dai quali provenivano i contenuti bloccati non sono solo perfettamente tracciabili, ma hanno anche una reputazione impeccabile.

Inoltre non era difficile immaginare che la notizia di un attacco in grado di coinvolgere 90 milioni di account sarebbe stata condivisa da molte persone e fatto il giro della stessa piattaforma. Il rischio, se Facebook non dovesse prendere provvedimenti in merito, è che la prossima notizia di ampia portata e condivisione possa passare parzialmente sotto silenzio per via di meccanismi simili.

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