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Perché il Garante della privacy ha dei dubbi sugli occhiali di Facebook

Dopo una settimana dall’esposto presentato dal Garante italiano, il 10 settembre, la Commissione irlandese ha espresso i propri dubbi sul LED dei nuovi RayBan Stories. Essendo molto piccolo, non permette ai soggetti di capire se la videocamera sia o meno in funzione. Questo genererebbe problemi relativi alla privacy delle persone che vengono filmate.
A cura di Ivano Lettere
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"La Commissione irlandese per la Protezione dei Dati (DPC) e il Garante, l'Autorità italiana di Controllo per la Protezione dei Dati (GPDP), sono entrambe preoccupate dai mezzi che, tramite un avviso, informano della registrazione i soggetti catturati nei video e nelle foto". Il 17 settembre scorso, sul sito della DPC è apparso un articolo che denuncia il pericolo a cui va incontro chi finisce nel raggio d'azione dei nuovi Ray-Ban Stories, gli occhiali di Facebook in grado di registrare filmati, fotografare e riprodurre musica. Ciò che ha destato il timore delle due commissioni è la luce del LED, messo affianco alla lente destra, troppo piccola per essere notata. Il pallino, che si accende non appena viene premuto un tasto su una delle due asticelle, non sarebbe sufficiente a capire se le persone siano o meno riprese da chi indossa gli occhiali.

I particolari della denuncia

Il GPDP si era già mosso una settimana prima, il 10 settembre, chiedendo all'omologo irlandese di sollecitare Facebook affinché rispondesse ad alcune domande specifiche sul nuovo prodotto prima che entrasse nel mercato. Alla richiesta dell'autorità italiana è seguita quella irlandese che ha un peso specifico differente, poiché Dublino è la roccaforte legale del gigante tecnologico in terra europea. Secondo quanto scritto nella pagina della commissione irlandese, "non è stato dimostrato né al DPC né al Garante che siano stati effettuati test completi sul campo da Facebook o Ray-Ban per garantire che l'indicatore di luce a LED sia un mezzo efficace per dare avviso".

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La difesa del social network

"Sappiamo che le persone hanno domande sulle nuove tecnologie e su come funzionano ed è importante per noi essere parte di questa conversazione. Lavoreremo insieme ai nostri partner di regolamentazione, tra cui l'irlandese DPC quale nostro principale regolatore, per aiutare le persone a capire di più su come funziona questa nuova tecnologia, e sui controlli che hanno", ha affermato un portavoce di Facebook. In aggiunta, la piattaforma ha spiegato che fin dall'inizio c'è sempre stato un rapporto di reciproco rispetto con DPC: per rasserenare gli animi, il colosso ha spiegato che gli impegni presi con la commissione verranno rispettati. Quasi a voler far cadere ogni tipo di accusa, Facebook ha rassicurato i due regolatori specificando che, così come permette di accendere la fotocamera, lo stesso tasto se ripremuto impedirebbe agli occhiali di filmare chicchessia.

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