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Perché il limite di 16 GB dei nuovi Mac con chip M1 non sarà un problema

I nuovi Mac presentati da Apple nella giornata di ieri sono il primo passo di un processo di transizione significativo ma con il quale gli utenti dovranno inizialmente fare i conti. Il primo limite è rappresentato da un quantitativo massimo di memoria RAM di 16 GB, che però non dovrebbe dare problemi nelle prestazioni.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nella giornata di ieri Apple ha svelato i suoi nuovi prodotti della linea Mac realizzati mettendo per la prima volta al centro i chip M1 progettati direttamente da Apple con tecnologia ARM. I gadget annunciati sono i primi computer del gruppo a non utilizzare i chip X86 realizzati da Intel e per questo motivo sono stati accolti con curiosità e anticipazione dagli appassionati, che ora attendono impazienti di capire come si comporteranno nella quotidianità. In particolare uno dei timori maggiormente espressi in Rete è relativo al quantitativo massimo di memoria RAM disponibile a bordo dei dispositivi: 16 GB, contro il doppio della memoria a disposizione sui prodotti di generazione precedente e mossi dai chip Intel.

La memoria RAM in effetti è una risorsa importante per chi è abituato a lavorare con grandi quantità di dati, ma le limitazioni imposte da Apple sulla configurazione dei suoi disposirtivi potrebbero essere meno gravi di quanto preventivano alcuni osservatori. Innanzitutto i chip M1 non sono dei semplici processori, ma dei system on a chip: l'unità di calcolo centrale, quella che si occupa della grafica e i sistemi dedicati all'intelligenza artificiale risiedono tutti su un singolo wafer insieme alla memoria RAM, riducendo enormemente la distanza che i segnali elettrici devono percorrere per passare da un elemento all'altro, e dunque rendendo possibili operazioni più veloci con un dispendio energetico minore.

Come avviene per gli smartphone e i tablet del gruppo inoltre, i chip ARM utilizzati nei nuovi Mac non sono componenti standard realizzate da un produttore esterno che le smercia a numerosi produttori di dispositivi, ma sono progettati direttamente da Apple e dunque ottimizzati per funzionare esattamente negli scenari designati. Questo ha permesso al gruppo di lavorare con più efficacia sul modo in cui la memoria viene utilizzata in modo simile a quanto avviene sugli iPhone, che per un funzionamento fluido e reattivo hanno mediamente bisogno di meno memoria RAM rispetto a quella richiesta dalle controparti Android basate su processori Qualcomm – potenti ma non ottimizzati.

Apple ha affermato che i suoi prodotti – soprattutto il nuovo MacBook Pro – potranno soddisfare le richieste dei creativi più esigenti e gestire tranquillamente anche flussi video 8K e lo sviluppo di complesse e vaste ambientazioni in 3D, ma in attesa di vedere i gadget in azione le critiche a questo nuovo approccio non sono comunque mancate. Per la loro conformazione ad esempio, i nuovi chip M1 non supportano l'aggiunta di nuova RAM né il collegamento di schede grafiche esterne che possano potenziare i prodotti da questo punto di vista: per capire come queste limitazioni influiranno sulle prestazioni dei dispositivi e sul flusso di lavoro di coloro che li sceglieranno occorrerà attendere pochi giorni, quando finiranno nelle mani dei primi acquirenti.

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