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Perché la fotocamera dei Pixel 3 sarà la migliore sul mercato

Il segreto della fotocamera di Pixel 3 e Pixel 3 XL è lo stesso di quella che animava il predecessore: un’integrazione stretta tra hardware e software e una buona dose di intelligenza artificiale. Su questo si sono basati gli sviluppatori per far fare al telefono cose che gli altri non possono fare.
A cura di Redazione Tech
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Non serve un veggente per prevedere che la caratteristica più appetitosa dei nuovi smartphone Pixel 3 annunciati da Google sarà la fotocamera. Fino a ieri la generazione precedente dei telefoni del gruppo era ancora considerata la migliore sulla piazza, e nonostante l'uscita di cameraphone eccellenti negli ultimi mesi, i nuovi Pixel si propongono ancora una volta di scalare la classifica dei migliori. La ragione non è esclusivamente la qualità delle componenti hardware a bordo dei due telefoni, ma gli algoritmi di intelligenza artificiale ideati dagli ingegneri della società, che permeano ogni aspetto e funzione del software che governa le fotocamere.

Come avviene in molti altri telefoni, anche Pixel 3 e Pixel 3 XL utilizzano diversi fotogrammi scattati in sequenza per migliorare l'aspetto dei soggetti inquadrati, ma mai come in questo frangente la qualità degli algoritmi utilizzati influisce sul risultato finale. Google ha potuto potenziare i propri utilizzando come base di dati lo sterminato catalogo di Google Immagini, allenando la sua intelligenza artificiale a riconoscere elementi nelle foto e trattarli in modo differente uno dall'altro e ponendosi come uno dei punti di riferimento in questa tipologia di fotografia. La potenza del nuovo processore Snapdragon 845 a bordo, capace di immagazzinare ed elaborare una mole di informazioni più massiccia rispetto al modello 835 presente sui Pixel 2, penserà al resto.

Su Pixel 3 e Pixel 3 XL ad esempio un concetto simile sarà presto applicato anche alle foto in condizioni di luminosità scarsa. Nella modalità scatto notturno, in arrivo a breve, il telefono catturerà più foto a diverse esposizioni, allineandole in automatico una all'altra e sovrapponendo le informazioni di luminosità delle foto maggiormente esposte ai dettagli dei fotogrammi immagazzinati a minore esposizione.

In alcuni casi il telefono utilizza sequenze da circa un secondo per migliorare lo zoom degli scatti. Lo fa attraverso i micromovimenti che la mano naturalmente trasmette al telefono ogni volta che scattiamo una foto, sfruttando gli impercettibili cambi di prospettiva che ne derivano per acquisire informazioni utili a migliorare i contorni e i contrasti degli oggetti ripresi. Tutto in automatico.

Immagazzinare numerose foto in una volta sola dà anche modo al telefono di conservare solo la migliore di un gruppo. Anche in questo caso la procedura non richiede alcun intervento: se la foto catturata premendo il tasto dell'otturatore è indecente e in memoria ne è finita una migliore, è il telefono a proporre di tenere quest'ultima; altrimenti, è comunque possibile sfogliare manualmente la sequenza di fotogrammi per cercare quello uscito meglio.

Cogli l'attimo invece è una modalità che va attivata appositamente, ma ugualmente interessante: il processore del telefono analizza i cambiamenti all'interno della foto in cerca di un sorriso o di un cambiamento di espressione, scattando in automatico, anche più volte, non appena rileva una nuova posa e soprattutto solo quando i soggetti inquadrati hanno gli occhi aperti. In questo modo sul telefono vengono salvate in automatico delle pratiche serie di scatti, tutti potenzialmente validi.

Il software Google fa la differenza anche in altri ambiti. Nella fotocamera anteriore grandangolare si occupa di correggere la distorsione della quale tipicamente soffre questo tipo di obbiettivi; nei video riconosce i soggetti inquadrati in quanto tali e continua a tenerli a fuoco anche a fronte di movimenti bruschi di questi ultimi o del telefono, mentre nelle applicazioni di realtà aumentata, permette di sovrapporre alle immagini numerosi sticker animati, che interagiscono tra loro e si mescolano all'ambiente in modo realistico e in presa diretta.

Le promesse fatte da Google nel corso della presentazione dei suoi ultimi telefoni insomma non sono da poco: la scelta dei migliori scatti da sola può migliorare sensibilmente l'esperienza d'uso dei fotografi amatoriali, mentre gli ingrandimenti e gli scatti notturni potrebbero mantenere i Pixel 3 superiori o competitivi anche rispetto ad apparecchi provvisti di obbiettivi zoom e sensori da 40 Mpixel. Insomma, se le tecnologie annunciate si dimostreranno all'altezza delle aspettative potrebbero trasformare una fotocamera già eccellente in qualcosa di eccezionale.

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