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Covid 19

Perché si sta parlando delle email di Anthony Fauci su Covid-19

Alcuni messaggi fanno ravvisare una iniziale incertezza sull’origine del virus, ma in realtà non sostengono la tesi dell’origine artificiale di Sars-Cov-2. Sui social stanno però circolando messaggi fuori contesto oppure senza fondamento scientifico, dal momento che l’indirizzo di Fauci era raggiungibile da chiunque.
A cura di Lorenzo Longhitano
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I riflettori del mondo dell'informazione e dei social network sono tornati puntati su Anthony Fauci, il numero uno della task force anti Covid che negli Stati Uniti sta gestendo l'emergenza coronavirus fin dal suo scoppio, a inizio 2020. In questi giorni sono infatti stati pubblicati i contenuti di più di 3.000 email ottenute da Buzzfeed News, CNN e Washington Post attraverso richieste ufficiali al governo US. Le missive sono datate da gennaio a giugno 2020 e raccontano numerosi aspetti della vita personale e professionale di Fauci in quei mesi; alcuni messaggi fanno però ravvisare tra le autorità sanitarie e i ricercatori una iniziale incertezza su come sia nato il virus, e sono stati messi sotto esame da osservatori e utenti social pur non contenendo nuovi elementi in grado di ricondurre Sars-Cov-2 a una origine artificiale.

Gli scampoli delle email interessate hanno iniziato a circolare come proiettili impazziti su tutti i social, spinti da utenti che hanno sempre sostenuto la tesi del virus creato in laboratorio: l'accusa formulata nei confronti di Fauci in particolare è che sapesse già in anticipo di una – ancora indimostrata – origine artificiale del virus. Probabilmente in questo clima – esasperato da più di un anno di pandemia e di sfoghi a mezzo social – le cose non potevano andare diversamente, ma purtroppo l'attività di ricondivisione di queste ore rischia di danneggiare la reputazione delle istituzioni che stanno coordinando in tutto il mondo la lotta alla pandemia e le campagne vaccinali.

Le email nel mirino

In alcune delle email pubblicate si ipotizza effettivamente che il coronavirus possa essere il risultato di un lab leak – una fuga accidentale da un laboratorio. Questi messaggi però dimostrano semplicemente il processo di indagine scientifica in azione: una ipotesi viene formulata, si effettuano le dovute indagini per dimostrarla e si arriva a una conclusione che conferma o smentisce l'ipotesi iniziale.

Nel caso in oggetto, lo scambio più citato è quello tra Fauci e l'infettivologo Kristian G. Andersen nel quale entrambi ravvisano nella sequenza genetica di Sars-Cov-2 degli elementi che possono far pensare a una origine artificiale del microorganismo. L'ipotesi è però stata confutata pochi mesi dopo in uno studio pubblicato su Nature, e Andersen è già intervenuto sulla questione non solo per spiegare il contesto di quelle email, ma anche per raccontare cosa l'aveva portato a dubitare dell'origine di Covid-19 e come il suo team sia invece giunto alla conclusione che in realtà le preoccupazioni iniziali erano infondate.

Per spiegare il dietro front i fautori della teoria del complotto stanno preferendo parlare di insabbiamento, quando la realtà è semplicemente che in ambito scientifico le tesi si provano e si confutano sulla base dei dati a disposizione – motivo per cui le indagini su Covid-19 sono tutt'ora in corso, proprio per volere dello stesso governo statunitense.

Le false prove sui social

La pubblicazione delle email di Fauci ha esposto questo processo, accomunandolo però a missive dai toni decisamente più allarmistici, prive di fondamento scientifico e probabilmente neanche lette dallo stesso Fauci. Il meccanismo è un problema decisamente noto nel mondo social: i contenuti che vengono ricondivisi maggiormente dai lettori sono più spesso quelli che causano indignazione anziché approfondire o abbassare i toni.

Una email in particolare sta circolando rapidamente, e viene usata da chi la ricondivide come la prova che Fauci sapesse non solo che l'origine di Sars-CoV-2 fosse artificiale, ma anche che si tratti di un'arma biologica e quale fosse la ricetta per prepararlo. Nella missiva in questione un certo Adam Gaertner enuncia una procedura spacciata per metodo di preparazione del virus, che in realtà è però un copia e incolla di un documento antecedente e che parla di altri virus. Il messaggio inoltre è stato inviato da un modulo pubblico, mentre il mittente è un personaggio che promuove da tempo cure già dimostratesi inefficaci e sostiene da mesi la teoria del virus fabbricato dall'uomo.

Le altre prove che vengono sfruttate a sostegno di tesi simili sono ugualmente inconsistenti: già un anno fa del resto la teoria della fuga del virus da Wuhan circolava già da tempo, e in molti hanno scritto a Fauci per sensibilizzarlo su questa possibilità sfruttando un indirizzo email raggiungibile da chiunque. Questo ovviamente non vuol dire avere delle prove concrete in merito; purtroppo però chi legge questi scambi senza inserirli nel loro contesto rischia di trasformare l'esistenza stessa delle email in prove tangibili, mentre di fatto si tratta di prendere per affidabili dei messaggi paragonabili a spam.

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