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Pokémon Go, blogger russo gioca in chiesa e viene arrestato: rischia 5 anni di carcere

900.000 visualizzazioni per un video in cui Ruslan Sokolovsky, blogger russo di 22 anni, gioca a Pokémon Go in chiesa. E che ora rischia fino a 5 anni di prigione.
A cura di Marco Paretti
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900.000 visualizzazioni per un video in cui Ruslan Sokolovsky, blogger russo di 22 anni, gioca a Pokémon Go in chiesa. E che ora rischia fino a 5 anni di prigione. È successo a Ekaterinburg, all'interno della cattedrale ortodossa della città, costruita sul luogo in cui avvenne l'eccidio della famiglia di Nicola II, l'ultimo Zar. Sokolovsky ha pubblicato il video online ad agosto, finendo subito agli arresti domiciliari per istigazione all'odio e violazione del diritto alla libertà di coscienza e di religione. Il Tribunale di Ekaterinburg ha in seguito deciso di trasferirlo in carcere fino al 23 gennaio 2017 perché durante questo periodo ha ricevuto la visita di un'amica.

"Non vedo come si possa offendere la religione introducendo uno smartphone in chiesa" ha poi spiegato in un ulteriore video il ragazzo. "Non credo che sia vietato dalla legge". In effetti la cattedrale non sembra rientrare nella lista dei luoghi all'interno dei quali è vietato giocare a Pokémon Go, dove invece figurano luoghi come il Museo dell'Olocausto di Washington. Più probabile sembra essere l'ipotesi di una ritorsione nei confronti del ragazzo, che in passato aveva già pubblicato video critici contro la chiesa sul suo canale YouTube, dove è seguito da oltre 300.000 persone.

Le autorità religiose avevano già definito Sokolovsky "un ragazzo che segue lo stile Charlie Hebdo" proprio a causa della satira dei suoi video. Il sindaco di Ekaterinburg, invece, la pensa diversamente: "Non si può restare un uomo per idiozia" ha spiegato. Ora il 22enne rischia 5 anni di prigione, dove dovrà restare fino a gennaio del prossimo anno. In Russia le condanne per istigazione all'odio sono numerose e hanno colpito anche alcune affiliate delle Pussy Riot, Riot Maria Aliokhina e Nadezhda Tolokonnikova, che nel 2012 sono state condannate a 2 anni di prigione per aver divulgato una preghiera blasfema contro Putin. Ora le stesse Pussy Riot stanno sostenendo la campagna #FreeSokolovsky sui social network.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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