69 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Politici e VIP possono violare le regole di Facebook: la moderazione non vale per tutti

Nel mirino dell’ultimo reportage del The Wall Street Journal è finito un sistema di revisione delle segnalazioni che protegge gli utenti di Facebook aggiunti in una speciale lista. Questi politici, influencer, organizzazioni e VIP non vengono espulsi o moderati in automatico neppure in presenza di segnalazioni di massa.
A cura di Lorenzo Longhitano
69 CONDIVISIONI
Immagine

Su social network e piattaforme di condivisione non si può esattamente dire ciò che si desidera, e ogni sito ha regole che vanno rispettate per non vedersi rimossi i propri contenuti o espulsi dalle relative app. Su Facebook le cose non vanno diversamente, eppure le regole sul social di Mark Zuckerber non valgono per tutti: da un reportage del The Wall Street Journal è emerso come 5,8 milioni di persone e pagine tra politici, influencer, organizzazioni e personaggi famosi godano di un trattamento di favore che li rende spesso esenti dal controllo dei moderatori sul rispetto delle regole.

La protezione di Facebook per i post di VIP e organizzazioni

Quello a cui fa riferimento la testata è un meccanismo di controllo incrociato, che il social impiega da anni ma del quale gli utenti non sono al corrente. Il sistema è stato battezzato XCheck, e Facebook ne ha parlato in una sola occasione, nel 2018, descrivendolo in modo sommario: per il social si tratta solamente di un doppio controllo, che i post segnalati dagli utenti subiscono quando appartengono a una delle personalità inserite dai dipendenti di Facebook in una apposita lista. Segnalare questi utenti in massa per comportamenti offensivi o lesivi del regolamento non basta a farli espellere da Facebook: i moderatori devono rivedere più volte le segnalazioni e valutarle caso per caso prima di decidere di prendere provvedimenti contro di loro o i loro interventi.

Chi è protetto dal sistema

Tra gli individui protetti da XCheck figurano individui e soggetti "che fanno notizia", "famosi" o che possano "presentare rischi dal punto di vista delle pubbliche relazioni". Il sistema ha agito ad esempio in favore di Donald Trump e con i post che hanno gradualmente portato all'assalto del 6 gennaio presso il campidoglio statunitense, ma anche con il calciatore Neymar, che per tentare di smarcarsi da un'accusa di violenza ha pubblicato le sue chat WhatsApp con la donna che lo ha denunciato, includendo schermate che comprendevano il suo nome e le sue immagini senza vestiti. Questi contenuti erano tutti in violazione delle norme di Facebook, ma stando a quanto riferito dal The Wall Street Journal non sono stati immediatamente rimossi proprio perché protetti dal sistema XCheck.

Controlli impossibili

Il problema, denuncia il The Wall Street Journal, è triplice. Innanzitutto i dipendenti del gruppo possono aggiungere tutti i nomi che vogliono a questa lista, che rischia così di crescere in modo poderoso. Questo problema inoltre fa sì che i moderatori non riescano a gestire la mole di segnalazioni che riguarda questa platea di individui; gli interventi violenti, offensivi o menzogneri che pubblicano rimangono in questo modo online a tempo indeterminato, spesso senza neppure mai essere rivisti. Il terzo problema è che gli iscritti la social non sanno nulla di questo meccanismo: credono di informarsi, svagarsi o partecipare a un dibattito pubblico dove chiunque risponde alle stesse regole, mentre in realtà non è così.

Facebook: "Dobbiamo migliorare"

In una serie di tweet pubblicati dopo la pubblicazione dell'inchiesta, Facebook ha sottolineato come il sistema XCheck fosse già stato svelato nel 2018, che la protezione dei contenuti provenienti dai politici non fosse nulla di nuovo dal 2019 e come già allora l'azienda avesse espresso per prima la sua volontà di migliorare i processi di moderazione dei contenuti.

69 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views