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Popcorn Time è tornato, ma i responsabili sono tuttora ignoti

Dopo la chiusura a Novembre per mano della MPAA, il famoso software di streaming Pocorn Time è tornato nella sua versione originale, ma resta tuttora un mistero chi sia il responsabile di questa resurrezione.
A cura di Daniele Gambetta
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Popcorn Time è stato in questi anni l'ultimo baluardo per gli amanti dello streaming, da quando i colossi dell'industria cinematografica hanno combattuto una dura battaglia contro i siti di sharing online, da Megavideo in poi. A novembre, per mano della Motion Picture Association of America (MPAA), anche Popcorn Time ha chiuso i battenti insieme a YTS. La particolarità di Popcorn Time, tuttavia, è quella di essere un progetto open-source, che rende quindi disponibile il proprio codice sorgente su Internet, in modo tale che chiunque possa creare nuove versioni più o meno modificate del software originale (i cosiddetti forks). Dalla chiusura del servizio, infatti, si è subito iniziato a parlare di vari tentativi di riportare in vita Popcorn Time, come Butter – successore “legale” di PT – o Torrents Time, versione utilizzabile via browser e firmata dagli stessi autori del vecchio software.

Ma le novità non sono finite. Il fork PopcornTime.io ha ricevuto un aggiornamento noto come “Hail Hydra” (probabilmente un doppio riferimento culturale alla Marvel e al mostro mitologico), capace di riportare in vita la versione originale di Popcorn Time. Oltre al software, è tornato online anche il sito (con un nuovo dominio, popcorntime.sh) mentre l'account twitter originale ha ripreso a twittare.

Tuttavia, aleggia ancora il mistero su chi possa essere il responsabile di questa resurrezione. I programmatori della versione originale, di cui alcuni hanno ancora una denuncia pendente, smentiscono infatti ogni loro coinvolgimento. A rendere la faccenda ancora più bizzarra è il fatto che ad un rapido controllo risulta che i domini del nuovo sito di Popcorn Time appartengano proprio alla MPAA.

Sulla Rete circolano teorie: alcuni sospettano che MPAA abbia intenzione di utilizzare il servizio di streaming per monitorare il traffico di film pirata, ma sono tutte supposizioni. Nonostante questo resta tuttora il dubbio su chi sia il responsabile del ritorno del cosiddetto “Netflix dei pirati”.

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