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Privacy Shield: approvato l’accordo tra UE e Usa, con qualche dubbio

Il Privacy Shield, l’accordo sulla privacy tra UE e Usa che prende il posto del Safe Harbor dopo 15 anni, è entrato in vigore. Lo “Scudo sulla Privacy” ha come obiettivo quello di proteggere i flussi di dati tra una sponda e l’altra dell’Atlantico. Ma restano ancora alcuni dubbi.
A cura di Francesco Russo
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Il Privacy Shield, l'accordo sulla privacy tra Ue e Usa che prende il posto del Safe Harbor dopo 15 anni, è entrato in vigore. Lo "Scudo sulla Privacy" ha come obiettivo quello di proteggere i flussi di dati tra una sponda e l'altra dell'Atlantico. Il nuovo accordo sostituisce il precedente dopo lo scoppio dello scandalo che ha coinvolto la NSA, reso anche non più valido dalla Corte di Giustizia Europea, ritenendo che i dati custoditi dalle aziende Usa non fossero più al sicuro. L'approvazione del nuovo Scudo dovrebbe mettere al sicuro i dati e superare la situazione di stallo che si è creata subito dopo lo scandalo sollevato da Edward Snowden.

Subito dopo l'approvazione Věra Jourová, Commissario Ue alla Giustizia, ha subito dichiarato che il Privacy Shield è "fondamentalmente diverso" e Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione: "Di fatto (il Privacy Shield) impone obblighi chiari e forti sulle società che gestiscono i dati e fa in modo che le regole siano rispettate e applicate nella pratica. I consumatori e le aziende possono avere piena fiducia nel nuovo accordo".

Uno dei punti che introduce il nuovo Scudo è che per la prima volta gli Stati Uniti offrono garanzie scritte per le tutele, si tratta di garanzie vincolanti sul fatto che l'accesso ai dati, il vero centro dell'accordo, da parte delle autorità governative e di sicurezza nazionale sarà sottoposto a controlli chiari, limitati e garantiti.

Ma esiste comunque una parte di associazioni e personalità politiche che nutrono dubbi e diffidenze sulla reale efficacia del Privacy Shield, rilevando che, forse per la fretta di chiudere l'accordo, alcuni passaggi si sovrappongono a tal punto da determinare situazioni che di fatto lascerebbero le cose così come sono. Le aziende, ad esempio, che sono chiamate al trattamento dei dati, dal 1° di agosto possono, attraverso una auto certificazione, essere in regola con quanto dispone il Privacy Shield. Nel caso in cui si proceda per auto certificazione si intende che quelle stesse aziende hanno una base giuridica solida per poterlo fare, altrimenti si aprirebbero infinite cause legali. Ma di certo è una situazione che espone a grossi rischi.

Altra questione che viene sollevata, riguarda il passaggio in cui si nega "la sorveglianza di massa", ma allo stesso tempo si permette "una raccolta massiva dei dati". Ecco, questo passaggio secondo alcune associazioni per la privacy potrebbe di fatto permettere agli Stai Uniti un intervento diretto di controllo e, quindi, secondo queste associazioni, ci si potrebbe ritrovare in un caso come quello che ha coinvolto la NSA.

L'approvazione del Privacy Shield è sicuramente una ottima notizia, certo alcuni dubbi ci sono e andrebbero fugati quanto prima. Vedremo quale sarà lo sviluppo della vicenda nelle prossime settimane.

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