Puoi usare il tuo PC per aiutare i ricercatori a curare il coronavirus: ecco come
Per contenere la diffusione del coronavirus sono diversi i comportamenti che ciascuno può adottere: lavarsi frequentemente le mani e limitare le uscite sono due tra i più importanti, ma da questi giorni la tecnologia permette di contribuire direttamente alla ricerca di una cura o di medicinali contro la malattia. Lo ha annunciato in questi giorni la Stanford University, che con il suo programma di ricerca Folding@Home punta a prendere in prestito la potenza di calcolo dei computer messi a disposizione da persone comuni in tutto il mondo, per elaborare nuovi farmaci e strategie di attacco al virus.
Cos'è Folding@Home
Il programma Folding@Home non è qualcosa di nuovo, ma un'iniziativa già decisamente rodata con quasi 20 anni di vita alle spalle. Gli utenti che vi aderiscono mettono a disposizione i propri computer i quali — quando non hanno altre operazioni in coda — eseguono calcoli matematici per conto dei ricercatori, e inviano loro i risultati. I calcoli assegnati non sono operazioni matematiche qualunque, ma tasselli di complesse simulazioni pensate per prevedere il comportamento di determinate proteine.
Nel caso di queste settimane, i ricercatori della Stanford University stanno concentrando i propri sforzi sulla particolare proteina che il coronavirus utilizza per legarsi alle cellule dei polmoni e fare così il suo ingresso nell'organismo ospite. Arrivare a comprendere quali forme specifiche può assumere questa macromolecola è un lavoro complesso che richiede molta potenza di calcolo; portarlo a termine può però portare alla realizzazione di un farmaco capace di interferire con questo processo, rallentando o bloccando le infezioni.
Come partecipare
L'unico passo necessario per partecipare al programma Folding@Home è scaricare il software messo a disposizione dagli sviluppatori, a questo indirizzo. Dopo l'installazione non occorre fare nulla: l'applicazione si metterà al lavoro solamente quando non ci sono altre operazioni in corso, senza cioè rallentare il computer quando è in uso. Il contributo dato non servirà soltanto a comprendere meglio il funzionamento del coronavirus, ma anche quello di numerose altre malattie come cancro, SLA, morbo di Parkinson e malattia di Huntington.