Questa mappa interattiva mostra l’epidemia di disinformazione sul coronavirus
In relazione alla diffusione del coronavirus in Italia e nel mondo si parla sempre più spesso anche di infodemia: il termine indica una tempesta di notizie e informazioni contraddittorie su un determinato argomento che rendono difficile farsene un'opinione e — nel caso di SARS-CoV-2 — farsi trovare preparati alle sfide che pone. A tenere traccia di questa epidemia informativa ci ha pensato uno studio della fondazione Bruno Kessler, che ha analizzato l'enorme quantità di tweet sul coronavirus per disegnare una mappa e una linea temporale che chiariscono come l'informazione e la disinformazione sul tema si siano diffusi in tutto il mondo dalla fine di gennaio a oggi.
Il lavoro dei ricercatori è stato caricato online su una piattaforma che si può raggiungere a questo indirizzo: si tratta di una mappa interattiva nella quale si possono prendere in considerazione i singoli Paesi in ogni giorno dell'epidemia. Per ciascuna nazione o per la totalità del pianeta lo studio distingue l'attività su Twitter di bot o di esseri umani dall'identità verificata da quella degli account potenzialmente fasulli, ma vengono anche valutate l'affidabilità delle informazioni twittate — controllando che i link allegati ai cinguettii facciano riferimento a fonti affidabili o appartengano alle categorie di fake news e clickbait — e il tono positivo o negativo dei tweet in ogni singola giornata.
Lo studio sulla quantità e l'affidabilità dei tweet pubblicati in questi giorni sul coronavirus è particolarmente interessante, e in Italia ad esempio evidenzia un aumento significativo degli articoli di disinformazione in corrispondenza del 21 febbraio, ovvero il giorno della diagnosi del paziente 1, a Codogno: a partire da quel giorno si è comprensibilmente iniziato a parlare di più di coronavirus, e la diffusione di notizie considerate affidabili ha subito un aumento quasi altrettanto imponente; la quantità di tweet contenenti falsità ha però iniziato a farsi comparabile a quella dei cinguettii utili e informativi.
Stando ai dati della fondazione, almeno per quel che riguarda Twitter, dal 21 febbraio è insomma diventato oggettivamente più difficile informarsi correttamente sull'epidemia in corso. Nei giorni successivi la situazione è andata migliorando per poi conoscere un nuovo picco il 7 marzo — il giorno della bozza di decreto che anticipava la chiusura della Lombardia. Per chi vuole rimanere al riparo dalla tempesta il consiglio è quello di verificare l'attendibilità delle fonti alle quali fanno riferimento i link presenti sui social, o di affidarsi alle informazioni provenienti da testate fidate o istituzioni.