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Questo ologramma si può toccare: il prototipo dei ricercatori è da fantascienza

I ricercatori dell’università di Glasgow hanno realizzato un primo prototipo di un dispositivo capace di far toccare gli ologrammi riprodotti. Il sistema si basa su getti d’aria di intensità e direzione regolabili che a contatto con gli utenti simula sulla pelle la sensazione del contatto fisico.
A cura di Lorenzo Longhitano
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La comunicazione a distanza tramite ologrammi è qualcosa che pur con lentezza esasperante, sta iniziando a passare dai libri di fantascienza al mondo reale: video registrati o in tempo reale possono già essere riprodotti in questo particolare formato – in cui le immagini vengono visualizzate in tre dimensioni in uno spazio reale dando l'illusione che l'oggetto fisico che rappresentano si trovino effettivamente davanti agli occhi. Il passo successivo potrebbe essere dare consistenza a queste immagini: fare in modo cioè che chi le sfiora riesca a provare sensazioni tattili. Ci stanno provando i ricercatori dell'università di Glasgow, che hanno realizzato un primo prototipo di un dispositivo capace di far toccare gli ologrammi riprodotti.

Il funzionamento del dispositivo è stato descritto all'interno della rivista specializzata Advanced Intelligent Systems, in uno studio battezzato Pseudo-Hologram with Aerohaptic Feedback for Interactive Volumetric Displays. La riproduzione delle immagini in realtà è affidata a un metodo abbastanza collaudato e basato su specchi e rifrazioni – che lo studio lo descrive con la parola pseudo-ologramma. La consistenza delle immagini è invece affidata a un sistema definito aeroaptico, ovvero capace di restituire sensazioni tattili utilizzando l'aria, e nello specifico micro getti di intensità variabile generati da un sistema a ugelli direzionabili. Il sistema ideato dai ricercatori sincronizza la riproduzione delle immagini con getti d'aria regolati per offrire al tocco una sensazione di resistenza paragonabile a quella che offrirebbe l'oggetto reale rappresentato.

Il dispositivo è ancora lontano dalla perfezione. Innanzitutto si tratta dell'equivalente di un display, ovvero un'area di dimensioni estremamente limitate – da un metro di lato e mezzo metro di altezza – nella quale è possibile visualizzare immagini e interagirvi. Anche la sensazione generata non è identica a quella restituita da una mano o da un vero oggetto, se non altro perché la resistenza che può offrire un getto d'aria è comunque limitata. Secondo i ricercatori il sistema ha comunque un potenziale elevato e potrebbe essere considerato un'alternativa di telecomunicazioni migliore rispetto alle chiamate in realtà virtuale, in cui il contatto può essere simulato solo con l'utilizzo di speciali guanti che sottraggono immersività all'esperienza. Il problema è il solito, quando si parla di ricerche appena uscite da un laboratorio: prima che il gadget si trasformi in un prodotto occorreranno mesi, se non anni.

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