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Questo sistema di riconoscimento ti farà sbloccare lo smartphone con un occhiolino

È l’idea che sta dietro un algoritmo sul quale stanno lavorando i ricercatori della Brigham Young University: un sistema di sicurezza più economico e sicuro di quelli attuali, che si basa contemporaneamente sulla conformazione del volto e sulla replica di una specifica azione preregistrata dal proprietario del dispositivo.
A cura di Lorenzo Longhitano
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I sistemi di sicurezza per sbloccare i dispositivi elettronici senza password ormai si sprecano: dalle classiche password alla scansione dell'iride, passando per impronte digitali, PIN, e riconoscimento del volto. Il prossimo nuovo sistema per accedere in modo sicuro ai contenuti dello smartphone però potrebbe essere il più bizzarro tra tutti quelli finora emersi: fargli l'occhiolino. È l'idea alla base di un algoritmo sul quale stanno lavorando i ricercatori della Brigham Young University: un sistema di sicurezza che, almeno nelle intenzioni degli ideatori, dovrebbe essere più sicuro di quelli finora utilizzati.

Il principio è una speciale implementazione della Concurrent Two-Factor Identity Verification, ovvero verifica dell'identità a doppio fattore contemporaneo. Questo tipo di sistemi può riconoscere chi ha di fronte basandosi su due aspetti contemporaneamente; può trattarsi di una combinazione tra volto e iride, oppure di una impronta digitale e di una vocale, ma lo scopo non cambia: la combinazione tra i due sistemi di riconoscimento rende più difficile violare la barriera innalzata per tenere lontani gli intrusi. Nello specifico, i due fattori sui quali si sono concentrati i ricercatori della BYU sono la conformazione del volto e la replica di una specifica azione preregistrata dal proprietario del dispositivo – che sia un occhiolino, una linguaccia o una frase sussurrata per far muovere le labbra in un determinato modo.

I due fattori scelti hanno vantaggi da non sottovalutare. Il primo è che consentono di lavorare con un semplice sensore fotografico: non hanno bisogno di infrarossi come il riconoscimento dell'iride e non richiedono microfoni come il riconoscimento vocale né sensori 3D per l'analisi del volto. Il secondo è che proteggono contro il riconoscimento non intenzionale, ovvero l'utilizzo di registrazioni, maschere e altre tipologie copie pensate per replicare i fattori di autenticazione originali – sempre ammesso che gli eventuali intrusi sappiano qual è l'azione da compiere per tentare di ingannare il sistema.

Il sistema promette dunque di essere più sicuro e più economico rispetto a quelli utilizzati attualmente. A rendere possibile il riconoscimento del viso e del relativo movimento – oltre alle immagini registrate fisicamente dalla fotocamera – ci sono algoritmi di intelligenza artificiale sui quali i ricercatori stanno ancora lavorando. Un modello preliminare è già stato completato e riconosce soggetti con il 90 percento di precisione; una volta diventato più efficace potrebbe essere impiegato su smartphone, computer e altri dispositivi.

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